Con il brent a 120 dollari e senza alcun accenno di rallentamento nella sua corsa all'aumento, l'allarme per il caro gasolio - conseguente alle rivolte nel Maghreb e nel Medio Oriente - si sposta anche nelle campagne italiane. Difficile, al momento, fare una stima di quanto l'aumento del greggio andrà ad incidere sulla singola impresa agromeccanica ma l'impatto non sarà certo indolore.

"Innanzitutto, condanniamo qualsiasi forma di violenza che sta caratterizzando la richiesta di cambiamenti socio-politici in gran parte del Nord Africa, che per altro ci esimiamo dal giudicare, anche se quegli eventi stanno generando forti ripercussioni sulla nostra economia. Per quanto ci riguarda, siamo preoccupati per l'aumento del costo del gasolio – commenta il presidente di Confai, Leonardo Bolisanche se l'impatto sulle operazioni primaverili di semina, concimazione e diserbo sarà senz'altro inferiore rispetto a quello che si avrà per le successive lavorazioni di irrigazione, trinciatura e raccolta dei prodotti agricoli, che vedranno l'impiego di macchine il cui uso comporta un forte consumo di carburante".

Certo è che, dati alla mano, in pochissimo tempo il gasolio agricolo è schizzato a quasi 1 euro al litro. Confai ricorda che un'azienda agromeccanica ne utilizza, in media nazionale, circa 80mila litri: la spesa per il suo acquisto potrebbe dunque aumentare di oltre 30mila euro, sempre che non si registrino ulteriori rincari. "Questi costi graveranno in prima battuta sui bilanci delle aziende di meccanizzazione agricola, per riversarsi poi, inevitabilmente, sulle aziende agricole e sulle altre imprese beneficiarie dei nostri servizi" ricorda Bolis.

"Stiamo assistendo al continuo aggiornamento verso l'alto dei prezzi dei prodotti petroliferi agevolati per l'agricoltura – commenta, infine, Sandro Cappellini, coordinatore nazionale di Confai – ma nessun freno è mai stato posto, nonostante le numerose richieste avanzate nel corso degli anni dalla nostra organizzazione alle competenti autorità".