Ismea nei giorni scorsi ha pubblicato i costi medi di produzione del grano duro in Italia per la mietitura 2025. E di fatto certifica che attualmente i mercati stanno fissando prezzi ben al di sotto dei costi medi per i produttori agricoli. E la situazione più pesante è quella del Mezzogiorno, Sicilia e Puglia in testa.
I costi medi di produzione al Sud
Ismea stima che un'azienda agricola media al Sud (Sicilia, Puglia, Basilicata) posiziona in pianura e con un'acclività del terreno inferiore al 5% e con manodopera mista (familiari e salariati, possibile ricorso al contoterzismo per la raccolta) possa aver avuto una resa media di 3,68 tonnellate di grano duro per ettaro. A fronte di tanto ha calcolato costi totali di produzione pari a 1.170,30 euro ad ettaro.
Dividendo il costo ad ettaro per le rese viene fuori che una tonnellata di grano duro costa al produttore medio meridionale poco più di 318 euro. A fronte di questo ci sono i prezzi medi pagati ai cerealicoltori rilevati recentemente da Ismea.
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Prezzi al di sotto dei costi al Sud
A Matera, dove i prezzi sono i più alti, il 29 settembre non si superano i 290 euro alla tonnellata di prezzo medio da produttore per frumento duro fino, stando alle rilevazioni della stessa Ismea, un valore mercantile inferiore di 30 euro alla tonnellata rispetto ai costi medi di produzione.
A Foggia, il frumento duro fino - sempre secondo Ismea - passa dalle mani del produttore al primo acquirente il 24 settembre 2025 a 279,50 euro alla tonnellata, il che significa che il cerealicoltore è mediamente in perdita di 38,50 euro alla tonnellata.
Per tacer delle piazze siciliane, dove tra Catania e Palermo, il 25 settembre, secondo Ismea lo stesso frumento duro fino viene pagato mediamente 237,50 euro alla tonnellata: in questo caso la perdita sale a 80,50 euro.
I costi medi di produzione al Centro
Ismea stima che un'azienda agricola media al Centro Italia (Toscana e Marche), posizionata in collina e con un'acclività del terreno comunque minore 5% e con manodopera mista (familiari e salariati, con frequente ricorso al contoterzismo per la raccolta), possa aver avuto una resa media di 4,59 tonnellate di grano duro per ettaro. A fronte di tanto ha calcolato costi totali di produzione pari a 1.390,20 euro ad ettaro.
Dividendo il costo ad ettaro per le rese viene fuori che una tonnellata di grano duro costa al produttore medio toscano o marchigiano quasi 303 euro. A fronte di questo ci sono i prezzi medi pagati ai cerealicoltori rilevati recentemente da Ismea.
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Prezzi al di sotto dei costi anche al Centro
A Grosseto il 25 settembre non si superano i 282 euro alla tonnellata di prezzo medio da produttore per frumento duro fino, stando alle rilevazioni della stessa Ismea, un valore mercantile inferiore di 21 euro alla tonnellata rispetto ai costi medi di produzione.
Ad Ancona, dove i prezzi sono i più alti, il frumento duro fino - sempre secondo Ismea - passa dalle mani del produttore al primo acquirente il 22 settembre 2025 a 295 euro alla tonnellata, il che significa che il cerealicoltore è mediamente in perdita di 8,00 euro alla tonnellata.
La legge violata
Va detto, al di là di ogni altra considerazione di merito sugli aiuti Pac e nazionali, che questi prezzi - posti chiaramente al di sotto dei costi medi di produzione - violano le norme vigenti del settore in materia di pratiche commerciali sleali previste dall'articolo 5 (divieto di vendita di prodotti agricoli al di sotto dei costi di produzione) e disciplinate dall'articolo 2 del Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n 198, come modificato dall'articolo 4 del Decreto Legge 15 maggio 2024, n 63 Decreto Agricoltura, convertito in Legge 12 luglio 2024, n. 101, recante "Disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale".
Cosa dispone la legge
La legge vigente affida all'Ismea il compito di fissare i costi medi di produzione - come puntualmente avvenuto - e all'Icqrf di perseguire le condotte illecite, ovvero le compravendite di beni primari pagati agli agricoltori al di sotto dei propri costi medi di produzione.
I dirigenti dei mercati regolamentati (borse merci in questo caso) peraltro sono tenuti a denunciare la formazione di prezzi al di sotto dei costi medi di produzione rilevati all'Icqrf, ove vengano a conoscenza delle condotte illecite.
E le sanzioni amministrative irrogabili - fino a quando non sarà approvato il nuovo quadro sanzionatorio specifico per l'agricoltura attualmente all'esame del Senato ed in attesa del via libera della Commissione Ue - sono quelle previste per le vendite sottocosto dal Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n 114, che all'articolo 22 le fissa tra 5 e 30 milioni di vecchie lire (tra 2.582,28 e 15.493,71 euro).
Lollobrigida: "Con la Cun prezzi equi"
Sul come avere prezzi più trasparenti ed equi sul mercato del grano duro si è recentemente pronunciato il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, dopo le manifestazioni di Coldiretti a Bari e Palermo: "C'è stato un periodo in cui i produttori sono stati in balia del più forte, è l'ora di invertire la rotta. Crediamo nella concorrenza ma in quella leale, basata sulla reciprocità dei costi di produzione e sulla possibilità di individuare un prezzo equo. Per questo da gennaio la Cun (Commissione Unica Nazionale Ndr) diventerà il luogo in cui gli agricoltori e i compratori stabiliranno il giusto prezzo del grano. Serve trasparenza e correttezza nei rapporti di filiera e per questo avvieremo anche controlli serrati alle frontiere, perché il grano importato rispetti tutti gli standard che i nostri agricoltori garantiscono".
Cia, servono provvedimenti urgenti
Non si accontenta della risposta del ministro il presidente di Cia, Cristiano Fini, che ieri, 30 settembre 2025, ha detto: "Gli agricoltori lavorano con margini inesistenti e senza provvedimenti urgenti le superfici coltivate a grano duro e tenero diminuiranno drasticamente. Le conseguenze sarebbero gravissime sul piano economico, sociale, ambientale e paesaggistico, soprattutto nelle aree interne. Difendere il grano italiano significa proteggere il made in Italy e la sicurezza alimentare del Paese".
Gli agricoltori, costo medio sottostimato
AgroNotizie® è in diretto contatto con molti cerealicoltori che a Sud coltivano grano duro: secondo alcuni i costi, specie in Puglia, sarebbero sottostimati: nel foggiano il costo medio - secondo tali fonti - si aggirerebbe intorno ai 350 euro alla tonnellata. Pertanto, la condizione di perdita mercantile sulla produzione del cereale pastificabile al Sud sarebbe in realtà ancora più grave.
Grano duro, c'è la proroga per gli aiuti nazionali
Agea ha pubblicato ieri, 30 settembre 2025 le "Istruzioni operative n 103/2025 protocollo Orpum 75064 - Grano Duro 2025_Proroga. Le istruzioni operative - relative all'aiuto nazionale previsto dal fondo descritto nell'articolo 23-bis del Decreto-Legge 24 giugno 2016, n 113, convertito, con modificazioni, dalla Legge 7 agosto 2016, n 160 (Fondo Grano Duro)" dispongono che il termine per la presentazione della domanda di aiuto è prorogato dal 30 settembre al 3 ottobre 2025.
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