L'agricoltura è un settore per giovani?

 

Partiamo da qualche numero. In base ai dati contenuti nel Registro delle Imprese presso le Camere di Commercio, il numero delle imprese agricole giovanili presenti è in calo dell'8,5% rispetto al 2018 (52.717 alla fine del 2023), con una riduzione del 4,8% solo nell'ultimo anno.

 

Le aziende guidate da under quaranta sono però più performanti rispetto a quelle senior. Il rapporto biennale "Giovani e Agricoltura", realizzato nell'ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale sulla base dei dati del Censimento 2020, mette in evidenza che alle aziende giovanili si deve la creazione del 15% del valore economico complessivo dell'agricoltura italiana (misurato nei dati censuari dal prodotto standard).

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Tra le regioni virtuose c'è il Veneto che, sia nel Psr 2014-2022 sia nel Csr 2023-2027, ha e sta dedicando particolare attenzione ai giovani.

 

Con 272 milioni di risorse Psr sono state aiutate 2.721 aziende di imprenditori con età media di ventotto anni, per il 26% donne; il sostegno in media è stato di 58mila euro. Al centro anche l'innovazione e l'ammodernamento delle aziende, dal momento che il Psr ha finanziato sessantuno Gruppi Operativi per quattrocentonovantotto soggetti coinvolti con 23,7 milioni. Senza dimenticare poi l'agricoltura biologica: sono state finanziate 1.145 domande con 44,6 milioni del Psr e già 1.385 domande con 52 milioni del Csr.

 

A dimostrazione di ciò, il Press Tour in Veneto, organizzato dalla Regione Veneto attraverso l'Autorità di Gestione Regionale del Psr 2014-2022 e Csr 2023-2027 dal 12 al 14 maggio scorsi, ha fatto tappa a La Rindola, una realtà situata sulla dorsale collinare che divide le valli del Chiampo e dell'Agno, nel piccolo borgo di Campanella, frazione di Altissimo (Vicenza), a 700 metri sul livello del mare.

 

Un'azienda agricola, ma anche un agriturismo e una fattoria didattica. E ancora, una realtà biologica, multifunzionale e dove regna la biodiversità, come ci racconta il giovane Elia Antoniazzi che insieme alla famiglia la conduce.

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Elia Antoniazzi, giovane agricoltore che insieme alla famiglia conduce La Rindola

Elia Antoniazzi, giovane agricoltore che insieme alla famiglia conduce La Rindola

(Fonte foto: Giulia Romualdi - AgroNotizie®)

 

Elia, qual è la vostra storia?

"L'azienda è nata nel 2012 dopo esserci innamorati di questo posto e aver deciso di acquistarlo. Ci aveva colpito la bellezza del paesaggio, il pregio agronomico e logistico di 8 ettari di campi tutti racchiusi in un unico fondo e in contiguità con il fabbricato aziendale.

 

L'inizio di questa attività imprenditoriale può essere raccontato come un progetto condiviso da tutta la famiglia, partito come un fantasticare ad alta voce e concretizzatosi nell'acquisto e nella ristrutturazione dell'edificio esistente. Io mi ero da poco laureato in Scienze Forestali ma già all'epoca ero molto interessato all'agricoltura, mentre mia sorella da sempre è appassionata di cucina. Abbiamo semplicemente messo insieme le nostre passioni. Mio papà Giuseppe, geometra, si è occupato della progettazione dei lavori di ristrutturazione. Gli altri soci sono mia mamma Stella e mio cognato Gianluca".

 

Che aiuti avete avuto dal Psr e dal Csr e cosa avete realizzato?

"Con la Misura 311 'Diversificazione in attività non agricole', Azione 1 'Creazione e consolidamento di fattorie plurifunzionali', Psr 2007-2013, dopo l'acquisto abbiamo ristrutturato una parte del fabbricato agricolo da destinare a fattoria didattica: sono state rifatte alcune parti strutturali e il consolidamento delle fondazioni mantenendo la tipologia originaria.

 

In seguito abbiamo completato i lavori dell'altra porzione di edificio e la sistemazione esterna con l'intervento 'Creazione e sviluppo della diversificazione delle imprese agricole'; mentre recentemente abbiamo ammodernato il parco macchine dell'azienda agricola. Con l'intervento 'Investimenti produttivi agricoli per la competitività delle aziende agricole' abbiamo acquistato nuovi macchinari e attrezzature per rendere più agevoli e sicure le operazioni colturali".

 

Il vostro core business è quello di preservare l'ambiente a vantaggio della comunità e a tutela della biodiversità, come fate?

"Ci siamo proposti di fare di tutto per mantenere gli 8 ettari che abbiamo nelle migliori condizioni, facendo sì che i prati e i pascoli continuino a rimanere tali, impedendo l'avanzata del bosco. Una delle criticità nella nostra zona, come in tutte le zone montane d'Italia, è quella dell'avanzata dei boschi a scapito dei prati. Questo sta sicuramente contribuendo a una diminuzione della biodiversità".

 

Come anticipato, sono tante le attività di cui vi occupate. Partiamo dalla coltivazione dei cereali.

"Coltiviamo frumento tenero e mais Marano per un'estensione di circa 4mila metri quadrati per ciascuna coltura. Per il frumento tenero puntiamo principalmente ad assicurarci il fabbisogno di farina bianca in cucina: periodicamente portiamo a macinare al mulino un po' di granella e ne ricaviamo la farina che usiamo in cucina.

 

Il mais Marano invece è un'antica varietà tipica dell'Alto vicentino, caratterizzata da una cariosside con frattura vitrea e da un sapore intenso che dona alla sua farina dopo la macinazione. Non è molto produttivo, ma la qualità è nettamente superiore agli ibridi moderni. Con il mais Marano ricaviamo farina da polenta e anche le gallette".

 

A proposito della coltivazione dei cereali, durante il Press Tour ci raccontavi del problema della fauna selvatica.

"La fauna selvatica è diventata una delle principali avversità di qualsiasi coltivazione. Abbiamo avuto problemi in particolare con il cinghiale attirato dal mais, talvolta con il tasso nelle patate e periodicamente con il capriolo nell'orto, oltre che nei meli. In parte siamo riusciti a contrastare queste specie con recinzioni elettrificate che, seppur abbastanza efficaci, comportano una mole di lavoro per l'installazione, il mantenimento e la dismissione a fine ciclo colturale".

 

A La Rindola coltivano frumento tenero e mais Marano per un'estensione di circa 4mila metri quadrati per ciascuna coltura

A La Rindola coltivano frumento tenero e mais Marano per un'estensione di circa 4mila metri quadrati per ciascuna coltura

(Fonte foto: Giulia Romualdi - AgroNotizie®)

 

A proposito dell'orto, cosa coltivate?

"Nell'orto coltiviamo molti ortaggi cercando principalmente di coprire il fabbisogno dell'agriturismo durante le stagioni. Coltiviamo piselli, insalate, cipolle, fagioli, fagiolini, pomodori, zucchine, melanzane, carote, spinaci, cicoria catalogna, bietola da coste, cavoli, radicchi, finocchi, cavolfiori, patate e broccoli".

 

Mi ha molto colpito anche il vostro piccolo meleto.

"Abbiamo 3mila metri quadrati di meleto biologico dove i filari sono distribuiti lungo degli antichi terrazzamenti. Sono presenti due varietà, Florina e Goldrush®, entrambe caratterizzate dalla resistenza alla ticchiolatura.

 

In passato abbiamo avuto dei problemi con l'afide grigio, in particolare su una varietà più sensibile, la Topaz*. Purtroppo i mezzi ammessi in biologico per contrastarlo non sono molti e alla fine siamo stati 'costretti' a togliere le piante di questa varietà. Per le altre varietà il problema negli anni si è risolto quasi da solo".

 

A La Rindola ci sono 3mila metri quadrati di meleto biologico

A La Rindola ci sono 3mila metri quadrati di meleto biologico

(Fonte foto: Giulia Romualdi - AgroNotizie®)

 

In più avete anche gli asini.

"Gli asini per noi sono molto preziosi, 'a triplice attitudine': carne, escursioni e pulizia dei terreni marginali. Abbiamo un maschio e cinque femmine al momento. In pratica riusciamo a far riprodurre le asine e alcuni degli esemplari che nascono periodicamente li destiniamo al macello per poter offrire in agriturismo spezzatino di musso, come lo chiamiamo in Veneto, che serviamo con la polenta. Alcune delle femmine che possediamo da anni e che si sono dimostrate più affidabili le utilizziamo anche per fare escursioni con bambini e famiglie.

 

Infine, per molti mesi all'anno con dei recinti mobili riusciamo a farli pascolare in appezzamenti marginali, scomodi, ripidi, dove con i macchinari non è facile arrivare. Questo ci permette di curare anche degli spazi che altrimenti sarebbero i primi ad essere abbandonati. A volte li inseriamo anche all'interno delle rotazioni tra le colture principali (mais, patate, frumento) per ripulire le infestanti e concimare a costo zero".

 

Siete un'azienda certificata biologica, cosa comporta fare agricoltura biologica?

"Siamo certificati bio e questo comporta una visione diversa del modo in cui si fa agricoltura. Si cerca di prevenire i patogeni piuttosto che intervenire quando si presentano. Si deve curare alla perfezione il suolo, la rotazione colturale è alla base della prevenzione della stanchezza del terreno. In aggiunta, tra una coltura e l'altra inseriamo dei sovesci con specie azotofissatrici. In alcuni casi seminiamo specie con particolari funzioni biofumiganti (senape, rucola, rafano, eccetera).

 

Si deve ribaltare il ragionamento, invece di pensare a come curare una malattia si deve pensare a come fare in modo che non si manifesti".

 

Quali sono oggi i punti di debolezza e i punti di forza nel fare agricoltura biologica?

"I punti di debolezza sono i costi a volte molto elevati di alcuni concimi, sementi e prodotti fitosanitari rispetto agli omologhi convenzionali. Inoltre, l'offerta da parte delle ditte sementiere e produttrici di materiale certificato bio è ancora ridotta. Il punto di forza è che in qualche modo 'costringe' a lavorare bene, a fare agricoltura di qualità".

 

Come ci dicevi durante il Press Tour, ad Altissimo non ci si viene per caso perché rimane fuori mano, quali sono i vantaggi e quali sono invece le difficoltà nell'avere un'azienda in quella zona?

"Il vantaggio è che si sta creando un turismo fatto di persone che non inseguono più le solite mete affollate ma che preferiscono luoghi più tranquilli dove magari si viene a contatto con le persone che vivono e lavorano in quel posto. I problemi sono quelli legati alla difficoltà di avere visibilità e di farsi conoscere, di trovarsi in una valle che non è particolarmente apprezzata per il turismo, mancando completamente un'organizzazione che coinvolga le varie attività commerciali o che possa dare informazioni ai turisti".

 

Come avete fatto per farvi conoscere?

"Per quel che riguarda l'agriturismo abbiamo cominciato ad organizzare degli eventi a tema, non solo per il menù, ma anche abbinandoci una passeggiata guidata, la visita a un'altra azienda agricola, un gruppo musicale, la presentazione di un libro, eccetera. Per le camere è stato fondamentale appoggiarsi alle piattaforme online".

 

Oggi siete a tutti gli effetti un'azienda multifunzionale: azienda agricola, agriturismo, ristorante e fattoria didattica, come fate a conciliare tutto?

"La nostra principale difficoltà è proprio conciliare tutte queste attività, dato che spesso tutte richiedono il picco di lavoro contemporaneamente in estate. Per la parte agricola collaboriamo con altre aziende che ci danno una mano per determinati lavori, ma il grosso riusciamo comunque a gestirlo noi dividendoci i compiti".

 

Progetti per il futuro?

"Ci sarebbe il progetto di realizzare delle piccole casette di legno nella parte alta del fondo, all'interno dei prati e con vista sulla valle per offrire esperienze di pernottamento immersi completamente nella natura… ma per ora è solo un sogno".

 

Molti prodotti derivanti dalle coltivazioni vengono venduti direttamente in azienda, oltre a essere utilizzati per l'agriturismo

Molti prodotti derivanti dalle coltivazioni vengono venduti direttamente in azienda, oltre a essere utilizzati per l'agriturismo

(Fonte foto: Giulia Romualdi - AgroNotizie®)

 

La Rindola

Via Campanella, 18 Altissimo, Vicenza

Cellulare: +39 331 480 7141 e +39 349 447 9805

Email: larindola@gmail.com


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