La siccità e le elevate temperature continuano a stringere in una morsa di fuoco le campagne del Mezzogiorno d'Italia. Come lo scorso anno, la Puglia è ancora tra le principali vittime della crisi climatica. Ma c'è anche chi pur disponendo dell'acqua, non può irrigare, come accade in Sicilia, dove le piogge primaverili hanno nuovamente riportato gli invasi su livelli discreti. Ma non mancano altrove altre situazioni vicine all'emergenza, come in Calabria e Basilicata.
Sicilia: l'acqua c'è, ma saltano le condotte
In Sicilia la situazione è critica nella zona orientale, dove i turni irrigui sono di 21 giorni, ma spesso saltano anche per le carenze strutturali degli acquedotti irrigui. Non a caso Giosuè Catania, presidente della Cia Sicilia Orientale, in questi giorni ha scritto al prefetto di Catania Pietro Signoriello per chiedere di convocare un incontro urgente, così come sollecitato anche dal sindaco di Mineo, Giuseppe Mistretta, riunendo attorno ad un tavolo i sindaci dei comuni che ricadono nel comprensorio calatino e i rappresentanti delle organizzazioni produttive, rappresentanti di regione e del Consorzio di Bonifica.
"Servono interventi straordinari non più procrastinabili - avverte il presidente Cia Sicilia Orientale - siamo fuori tempo massimo e bisogna reagire a questo stato di cose che non sono frutto né del caso né degli effetti dei cambiamenti climatici e neppure della riforma dei consorzi di bonifica che puntualmente da 30 anni e in ogni legislatura viene affossata all'Assemblea Regionale Siciliana. Ma questa è un'altra storia".
Vero, pochi giorni fa, l'Ars ha respinto il disegno di legge del Governo siciliano per la riforma dei consorzi, ma è solo una coincidenza: "Gli agricoltori si ritrovano per il terzo anno consecutivo a vivere una stagione da incubo - continua il presidente Catania -. I danni sono già incalcolabili e nonostante le rassicurazioni che ci vengono fornite, l'intero sistema non regge più, crollato sotto i colpi di una responsabilità politica che negli anni non ha saputo investire e programmare, mantenendo in vita carrozzoni che hanno accumulato debiti e cattiva gestione".
"Rispetto agli altri anni - spiega - in cui l'assenza di piogge invernali negli invasi aveva posto in secondo piano la fatiscenza delle condotte, in questi giorni in cui il caldo torrido fa la sua parte, emerge in tutta la sua drammaticità la questione della inadeguatezza della rete di distribuzione, dei ritardi nell'espletamento dei lavori infrastrutturali e di ammodernamento degli impianti, in riferimento ai quali la beffa della diga Ogliastro, piena di acqua ma inaccessibile, è solo la punta dell'iceberg".
"Quest'anno gli invasi hanno avuto una disponibilità a sufficienza ma - conclude Catania - non si riesce a irrigare ugualmente perché saltano le tubazioni, non si fa in tempo a riparare un punto che se ne rompono altri".
Foggia, il Nord Fortore resta a secco
Nel foggiano, dove quest'anno in molte zone non si sono potuti coltivare i pomodori a causa della scarsità d'acqua, da oltre un mese le temperature massime si aggirano sui trentacinque gradi con picchi che superano i quaranta. A questo va ad aggiungersi l'assenza di pioggia, pressoché totale (solo pochi millimetri sui monti Dauni), registrata da giugno in avanti.
Secondo i dati dell'Anbi, "Nel Nord della provincia gli invasi trattengono acqua appena sufficiente a garantire gli utilizzi idropotabili: la grande diga di Occhito contiene meno di sessantacinque milioni di metri cubi (oltre sedici milioni sotto la quota del 2024), di cui 40 milioni costituiscono il volume morto". Per inciso, il volume morto è posto al di sotto delle condotte di captazione e l'acqua può essere presa solo con motopompe e in caso di emergenza. Cosa che potrebbe presto accadere per non interrompere le forniture di acqua potabile.
Nella zona a Nord del Fortore la stagione irrigua non è praticamente mai iniziata, perché dallo scorso anno non c'è acqua sufficiente. "In totale, i bacini della Capitanata conservano attualmente circa settantasette milioni di metri cubi d'acqua, cioè solo il 23% di quanto potrebbero invasare" sottolinea Anbi.
Una beffa, visto che si sono da poco concluse le operazioni di collaudo della fornitura in opera dei gruppi di consegna, relativi al progetto "Ammodernamento dell'impianto di distribuzione dei distretti 9 e 10/C - 10/D del comprensorio irriguo Fortore con sistema di consegna di acqua telecomandato e telerilevato". Gli interventi, realizzati dal Consorzio di Bonifica Capitanata, sono stati finanziati del Ministero dell'Agricoltura.
Il bacino di Conza della Campania, in Irpinia, a fine giugno conteneva 27,78 milioni di metri cubi vale a dire oltre un milione di metri cubi in meno dello scorso anno e quasi quattordici milioni in meno dei volumi autorizzati d'invaso. Quest'acqua, sottratta al fiume Ofanto, per lo più va in Puglia e Basilicata, ma già a fine giugno l'Autorità Distrettuale di Bacino dell'Appennino Meridionale, nel rendere conto dei lavori dell'Osservatorio sugli usi delle risorse idriche, osservava: "sono state programmate erogazioni ridotte per il comparto irriguo sullo schema dell'Ofanto, in ragione della limitata disponibilità sugli invasi dello schema".
Basilicata, gestione in emergenza
In Basilicata, in poco più di una decina di giorni, i volumi idrici negli invasi si sono ridotti di 17,68 milioni di metri cubi e la più grande diga in terra battuta d'Europa (monte Cotugno) trattiene appena il 39% dell'acqua autorizzata, stando ai dati dell'Anbi.
Secondo una nota dell'Assessorato Agricoltura della Regione Basilicata "Nonostante questo contesto fortemente penalizzante, il Consorzio di Bonifica della Basilicata ha comunque garantito il rispetto degli impegni assunti, in particolare in riferimento alle prenotazioni irrigue autorizzate. Tale risultato è stato reso possibile grazie a un'efficace compensazione dei flussi idrici, ottenuta mediante l'aumento delle prese emergenziali, passate da 5 del 2024 a circa 30, permettendo così di proseguire le attività irrigue".
Sempre secondo la nota della Regione Basilicata "Questa strategia sta consentendo il completamento delle colture primaverili ed estive, sia ortofrutticole che arboree, in tutti i territori regionali interessati, che coprono complessivamente circa 25mila ettari".
In più sembrano superati i disservizi dello scorso mese di giugno nell'area di Metaponto: "per il mese di luglio, grazie anche all'intervento del presidente Bardi e alle ripetute sollecitazioni della Regione, si è subito ottenuto un allineamento delle erogazioni al programma predisposto dal Consorzio di Bonifica, portando il flusso complessivo a circa 5,2 metri cubi al secondo".
In Calabria è caccia agli usi impropri
A causa delle attuali condizioni di siccità e della necessità di gestire la risorsa idrica in modo responsabile, il Consorzio di Bonifica Calabria ha emesso un avviso di divieto assoluto dell'uso dell'acqua destinata all'irrigazione, al di fuori dei turni stabiliti e, in particolare, per l'irrigazione di terreni incolti o non produttivi, anche al fine di ammorbidire i terreni. L'acqua per uso irriguo deve essere utilizzata esclusivamente nei giorni e negli orari assegnati per ciascuna zona od utenza. "È fondamentale consultare ed attenersi scrupolosamente ai calendari di turnazione stabiliti dal Consorzio di Bonifica" si legge in una nota dell'Anbi. "Verranno intensificati i controlli su tutto il territorio. Chiunque venga sorpreso a violare le disposizioni sarà soggetto alle sanzioni amministrative, previste dal Regolamento Consortile per l'utilizzo degli impianti irrigui, oltre alla sospensione della fornitura idrica".
Abruzzo, lago di Penne in riserva
In Abruzzo, il lago di Penne trattiene ancora quasi 4 milioni di metri cubi, ma le alte temperature e l'assenza di precipitazioni fanno ridurre tale riserva ad un ritmo di 570mila metri cubi a settimana.
Lazio, laghi sotto stress
Nell'Italia centrale lo stress idrico dei laghi naturali è diventato ormai endemico, causando il progressivo deterioramento di ecosistemi importantissimi e paesaggi noti in tutto il mondo come quelli dei Castelli Romani, dove i bacini vulcanici, privi di immissari superficiali ed alimentati solamente da sorgenti sotterranee, sono idricamente impoveriti non solo dalla crisi climatica, ma anche dall'eccessiva antropizzazione dei territori limitrofi:
- Albano in soli due mesi ha visto ridursi il livello idrometrico di 27 centimetri (5 centimetri solo nella scorsa settimana; l'altezza idrometrica si è ridotta di quasi ottanta centimetri in meno di due anni);
- Nemi si è abbassato di 4 centimetri in una settimana e, rispetto allo scorso anno, è a meno 25 centimetri.
Nel Lazio sono in calo e ben inferiori ai livelli medi, registrati nel recente quinquennio, le portate dei fiumi Tevere, Aniene e Velino.






























