Il presidente degli Stati uniti d'America Donald Trump, nella giornata di sabato 12 luglio 2025, a mercati chiusi, ha annunciato dazi doganali aggiuntivi sulle merci Ue nell'ordine del 30% a partire dal primo agosto 2025: una notizia shock arrivata inattesa, dopo che fino a venerdì fonti della Commissione Ue avevano dato per imminente un accordo per dazi al 10%.
Il presidente degli Usa ha inviato una lettera alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nella quale chiede il riequilibrio della bilancia commerciale e al tempo stesso annuncia i dazi al 30% sulle merci Ue dal 1° agosto, presentando la cosa come una sorta di ultima offerta.
Peraltro, si tratterebbe di un dazio generalizzato, praticamente su quasi tutte le merci, inclusi i prodotti dell'agricoltura, della pesca e l'agroalimentare. Secondo la Commissione Ue, gli esperti di Trump starebbero lavorando per inserire nei prodotti da tassare all'ingresso della frontiera Usa anche tutti quelli fino ad ora esclusi, come gli oggetti in legno ed il legname, in pratica il 97% dei prodotti made in Ue importati dagli Usa. Anche se va segnalato che in serata di ieri Trump ha detto: "Siamo sempre aperti a colloqui, inclusa l'Europa. Infatti stanno venendo per discutere". Una piccola porta ancora aperta insomma.
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Nel caso le trattative si concludessero senza esito positivo, secondo una stima di Coldiretti, il danno inferto all'agroalimentare italiano sarebbe dell'ordine di 2,3 miliardi di euro all'anno, con problemi forti nei settori già soggetti a dazi, ai quali il 30% si aggiungerebbe: vini, formaggi e pasta.
La lettera di Trump
"A partire dal 1° agosto 2025, applicheremo all'Unione Europea una tariffa di solo il 30% sui prodotti Ue inviati negli Stati Uniti, distinta da tutte le tariffe settoriali" scrive Trump, che spiega: "Le merci trasbordate per eludere una tariffa doganale più elevata saranno soggette a tale tariffa doganale più elevata. Vi preghiamo di comprendere che il 30% è di gran lunga inferiore a quanto necessario per eliminare il divario di deficit commerciale che abbiamo con l'Ue. Come sapete, non ci saranno tariffe doganali se l'Unione Europea, o le aziende all'interno dell'Ue, decideranno di costruire o produrre prodotti negli Stati Uniti e, di fatto, faremo tutto il possibile per ottenere le autorizzazioni in modo rapido, professionale e sistematico, in altre parole nel giro di poche settimane".
Trump continua sostenendo che "L'Unione Europea consentirà un accesso completo e aperto al mercato statunitense, senza che ci vengano addebitate tariffe doganali, nel tentativo di ridurre l'elevato deficit commerciale. Se per qualsiasi motivo decidete di aumentare le vostre tariffe e di reagire, l'importo dell'aumento scelto verrà aggiunto al 30% da noi addebitato. Vi preghiamo di comprendere che questi dazi sono necessari per correggere i molti anni di politiche tariffarie e non tariffarie e di barriere commerciali dell'Unione Europea, che causano gli ingenti e insostenibili deficit commerciali a danno degli Stati Uniti. Questo deficit rappresenta una grave minaccia per la nostra economia e, di fatto, per la nostra sicurezza nazionale!".
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La lettera di Trump si conclude lasciando aperta la porta della trattativa, ma a patto che le merci Ue subiscano i dazi al 30% almeno per un certo tempo e che la Ue negozi anche sulle barriere non tariffarie, come - ad esempio - sul divieto di importazione di carne agli ormoni, così Trump: "Se desiderate aprire i vostri mercati commerciali, finora chiusi, agli Stati Uniti ed eliminare le vostre politiche tariffarie e non tariffarie e le barriere commerciali, potremmo valutare una modifica a questa lettera. Queste tariffe potrebbero essere modificate, al rialzo o al ribasso, a seconda del nostro rapporto con il vostro Paese".
La reazione della Ue
Fin qui il cuore della lettera di Trump, sin dalle prime ore di sabato, la reazione della Ue è stata improntata a cautela. Per la presidente della Commissione von der Leyen la trattativa non è ancora chiusa e tenta di rilanciare il dialogo con Washington. Ma la presidente della Commissione Ue avverte: se da un lato l'Ue estenderà la sospensione delle contromisure fino al primo agosto, nel frattempo continuerà a predisporre ulteriori contromisure.
Ieri, il capo dei negoziatori Ue, il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic, ha avvertito di aver individuato nuove contromisure commerciali contro gli Usa per 72 miliardi di euro, oltre a quelle da 21 miliardi già individuate in precedenza ed attualmente congelate.Secondo il commissario al Commercio Sefcovic è necessario continuare a trattare, ma bisogna tenersi pronti ad ogni evenienza.
Nella giornata di domenica 13 luglio scorso, una riunione degli ambasciatori dei 27 Stati membri dell'Unione ha investito la presidente della Commissione Ue, von der Leyen del mandato a trattare e al tempo stesso assumere eventualmente le necessarie contromisure.
"La situazione dazi è in continua e rapida evoluzione e, pur puntando tutto su un compromesso da raggiungere prima del primo agosto, l'Unione Europea sta comunque lavorando sulle contromisure necessarie". Lo ha detto ieri sera il commissario europeo all'Agricoltura, Christophe Hansen, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio Agrifish nel quale la presidenza danese ha presentato il programma dal nuovo semestre.
Nel frattempo Sefcovic da Bruxelles fa sapere che dazi Usa del 30% su merci Ue avrebbero l'effetto di azzerare le relazioni commerciali transatlantiche. Intanto la Commissione in queste ore è in contatto con altri grandi Paesi terzi partner commerciali, quali Canada e Giappone, per tentare di negoziare una posizione comune, volta a risolvere l'irrigidimento Usa.
La posizione dell'Italia
Il ministro dell'Agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida ha sostenuto ieri a Bruxelles che la via della trattativa è l'unica possibile, specie per un Paese come l'Italia, che è un trasformatore oltre che un produttore e che in caso di guerra commerciale vedrebbe le sue merci colpite due volte all'interno della stessa filiera.
Lollobrigida a Bruxelles ha anche incontrato il commissario europeo Raffaele Fitto: "Al centro dell'incontro - scrive il ministro sul suo profilo Facebook - il prossimo bilancio Ue e la necessità che i fondi destinati all'agricoltura restino centrali nelle politiche europee. Bisogna preservare la funzione strategica degli agricoltori, garanti della nostra Sovranità Alimentare e della tutela dell'ambiente.
Continuiamo a lavorare insieme, sulla scia dell'impegno competente e determinato che sta portando avanti con autorevolezza in una fase decisiva per il futuro dell'agricoltura europea".
Il tutto proprio mentre domani, quasi contemporaneamente, la Commissione Ue presenterà il progetto di Quadro Finanziario Pluriennale per il 2028-2034 e al tempo stesso il commissario all'Agricoltura Christophe Hansen presenterà alla Commissione Agricoltura del Parlamento Ue la Pac post 2027.
Intanto, nel pomeriggio di ieri, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, titolare anche della delega al Commercio Estero, è partito alla volta di Washington, nel tentativo di riaprire il negoziato, con l'obiettivo di ottenere un accordo a dazi zero.
Al momento i dazi non ci sono ancora, ma a meno di cambiamenti di fronte del presidente Usa - tanto improvvisi quanto imprevedibili - tutto ora è finalizzato a scongiurare gli effetti negativi sull'economia Ue: si prefigurano infatti aiuti alle aziende come nel periodo del covid-19, motivo per il quale i tagli alla Pac, previsti dalla Commissione, almeno a partire dal 2028, appaiono agli occhi delle organizzazioni agricole ora ancora più fuori tempo e ingiusti.
Le eventuali conseguenze per l'agroalimentare
I dazi al 30% annunciati dal presidente Usa Donald Trump sui prodotti europei potrebbero costare all'agroalimentare italiano fino a 2,3 miliardi di euro di danni diretti. È quanto emerge da una stima Coldiretti, effettuata sulla base dell'impatto per le filiere nazionali già sperimentato in occasione delle tariffe aggiuntive imposte dal presidente Usa nel suo primo mandato, che aveva portato a un calo delle vendite a doppia cifra per i prodotti colpiti.
L'impatto in termini di prezzi maggiorati per i consumatori americani si tradurrebbe inevitabilmente in ricadute anche sulle aziende italiane, vista la richiesta di "sconti" da parte degli importatori riscontrata nelle scorse settimane. La diminuzione dei consumi si tradurrebbe inevitabilmente in prodotto invenduto per le imprese tricolori, costrette a dover cercare nuovi mercati. Il tutto senza dimenticare il pericolo falsi, con gli Stati Uniti primo produttore mondiale di falso cibo made in Italy. L'eventuale scomparsa di molti prodotti italiani dagli scaffali rappresenterebbe un assist per la già fiorente industria del tarocco, stimata in un valore di 40 miliardi.
Sempre secondo l'analisi di Coldiretti, con il dazio al 30%, le tariffe per alcuni prodotti simbolo del made in Italy arriverebbero al 45% per i formaggi, al 35% per i vini, al 42% per il pomodoro trasformato, al 36% per la pasta farcita e al 42% per marmellate e confetture omogeneizzate, poiché non sarebbero azzerati i dazi settoriali già esistenti su questi beni, come per altro annunciato dal presidente Usa.
La posizione delle organizzazioni agricole
"I dazi al 30% all'Europa annunciati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump vanno oltre ogni più cupa previsione e sono assolutamente inaccettabili. Per l'agricoltura europea, e per quella italiana, sarebbero una condanna che va a colpire non solo il settore primario, ma l'economia di interi Paesi". Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti sulla lettera del presidente Usa alla presidente della Commissione Ue recapitata sabato scorso. Giansanti peraltro si dice favorevole alla trattativa sulle barriere non tariffarie, ma non in maniera generalizzata: vede spazi sulla soia, ma ritiene non negoziabili le regole sulle Dop e le Igp che, anzi, sono suscettibili di essere applicate anche nei Paesi terzi e a condizioni di reciprocità.
"Il paventato taglio al bilancio agricolo dell'Unione Europea e le pesantissime ricadute delle nuove barriere tariffarie annunciate dall'amministrazione statunitense rischiano di assestare un colpo irreversibile alla tenuta delle migliaia di aziende agricole che rappresentano la vera e propria spina dorsale dell'economia italiana, con evidenti e non trascurabili ricadute socioeconomiche sullo sviluppo delle aree interne e rurali del Belpaese". Lo ha sottolineato il presidente della Copagri, Tommaso Battista, che insieme al vicepresidente della Confederazione Giovanni Bernardini ha incontrato ieri il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, Raffaele Fitto.
La richiesta formulata al commissario europeo con delega al bilancio agricolo è di aiutare le aziende agricole nel caso i dazi Usa divenissero realtà. "Per tutte queste ragioni, nel prossimo Quadro Finanziario Pluriennale dell'Ue, è fondamentale mettere in campo ogni possibile sforzo, continuando a lavorare per individuare delle misure strutturali che nel medio-lungo periodo possano andare a rendere il settore più competitivo, contribuendo contestualmente a contrastare lo spopolamento delle aree rurali", ha suggerito Battista, trovando la piena condivisione di Fitto, al quale è stato consegnato un ampio e articolato documento contenente le proposte della Copagri.
Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, dopo aver attaccato la Commissione Ue per i tagli alla Pac in una nota stampa afferma: "Purtroppo non possiamo che constatare, laddove dovessero essere confermati i dazi dal 1° agosto, il totale fallimento della politica esercitata dalla von der Leyen a danno dei settori produttivi e delle future generazioni. La presidente deve spendersi per una soluzione vera. Colpisce la totale assenza di coraggio e di visione strategica da parte dell'Europa. Mentre il mondo si riarma, le filiere si ricompongono e le grandi potenze investono nel rafforzamento della propria sovranità alimentare ed energetica, Bruxelles pensa a tagliare risorse proprio ai settori produttivi più strategici come l'agricoltura e dell'economia reale". Coldiretti, inoltre, nel definire ingiusta la decisione Usa di colpire l'agroalimentare italiano, si schiera a favore di una riapertura dei negoziati.
"I dazi al 30% minacciati da Trump sono una proposta irricevibile. L'Europa sia unita e non arresti il negoziato. Bisogna scongiurare una guerra commerciale con gli Stati Uniti, che sarebbe catastrofica per tutto il settore agroalimentare". Così il presidente di Cia - Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta l'annuncio dei dazi al 30% da parte di Trump, che metterebbero a rischio un mercato florido per le nostre aziende.
Chianti e Amarone, Barbera, Friulano e Ribolla, Pecorino Romano, Prosecco. Nella guerra commerciale che rischia di aprirsi con l'arrivo dei dazi, ci sono prodotti tricolori in pericolo molto più degli altri, perché tanto dipendenti dall'export verso gli Stati Uniti. È quanto emerge dall'analisi di Cia - Agricoltori Italiani, sulla base dei dati di Nomisma e dell'Ufficio Studi confederale.
"Serve un'azione diplomatica forte per trovare una soluzione e non compromettere i traguardi raggiunti finora - ha dichiarato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini -. L'export agroalimentare negli Usa è cresciuto del 158% in dieci anni e oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino made in Italy, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024".
"Occorrerà una posizione ferma e unita da parte della Ue nella trattativa con l'amministrazione americana con l'auspicio che si arrivi ad un accordo tra le parti che scongiuri l'imposizione dei dazi al 30%. Comunque si chiuderà la vicenda, tuttavia, è fondamentale pensare da subito a misure compensative sulle esportazioni, affinché le imprese siano messe nella condizione di operare con la migliore competitività possibile". È questo il commento di Raffaele Drei, presidente di Fedagripesca Confcooperative, all'indomani dell'invio della lettera del presidente Trump all'Unione Europea.






























