Il biologico made in Italy cresce sia in Italia che sui mercati esteri, senza considerare i dati strutturalmente in aumento per numero di operatori e superfici agricole dedicate.

 

È quanto si evince dai dati presentati da Nomisma durante la prima giornata di Rivoluzione Bio 2023, gli Stati Generali del Biologico, organizzati in collaborazione con FederBio e Assobio, all'interno del progetto Being Organic in Eu, gestito da Federbio in partenariato con Naturland DE. Il tutto nell'ambito dell'Osservatorio Sana, promosso da BolognaFiere, che propone il monitoraggio dei numeri chiave della filiera bio, con Nomisma che a cadenza annuale presenta le ultime stime del mercato, con una survey sui consumatori e un'indagine su 254 imprese alimentari e vitivinicole.

 

Focalizzando l'attenzione sui principali dati, per quanto riguarda le condizioni strutturali del mercato interno, l'Italia, con 2,3 milioni di ettari, presenta la più alta percentuale di superfici bio sul totale (19%, contro la media europea del 12%), e si avvicina alla cifra target del 25%, previsto dalla strategia Farm to Fork per il 2030. Sono 92.799 gli operatori biologici al 2022, in crescita del 7,7% rispetto al 2021.

 

Sotto il profilo del mercato, le vendite alimentari bio, costituite dalla somma dei consumi domestici e consumi fuori casa, hanno superato i 5,4 miliardi di euro e rappresentano il 4% delle vendite al dettaglio bio globali. Traina il mercato il consumo fuori casa, per un totale di 1,3 miliardi, e una crescita del 18% rispetto al 2022, determinata più che altro dalla crescita dei prezzi. Si riprendono anche i consumi domestici (+7%), aumento in valore anche questo dovuto alla spinta inflazionistica. La distribuzione moderna rimane il primo canale per gli acquisti di biologico degli italiani, pesando per il 58% del totale delle vendite legate ai consumi domestici degli italiani. Nel 2023 le vendite di biologico nel canale si attestano a 2,4 miliardi di euro (+8% rispetto al 2022).

 

Sul fronte export, le vendite all'estero valgono 3,6 miliardi di euro, in crescita rispetto all'anno scorso (+8%); in un decennio, dal 2012 al 2023, l'export è cresciuto del 203%. La gran parte dell'export bio (81%) è costituito da prodotti agroalimentari, per un valore di 2,9 miliardi di euro, mentre il restante 19% riguarda il settore vino. È interessante questo passaggio, in quanto l'incidenza del wine, sul totale dell'export agroalimentare made in Italy, si ferma al 12%: da ciò si evince la dinamicità sui mercati esteri dei vini made in Italy biologici. Le principali destinazioni sono il mercato tradizionale europeo, con la Germania in testa, seguita da Francia e Benelux.

 

Passando poi ai dati della Consumer Survey, effettuata da Nomisma su 1000 responsabili degli acquisti alimentari italiani, si evince come la consumer base di prodotti bio non è sostanzialmente cambiata rispetto allo scorso anno, con l'89% della popolazione 18-65 anni che ha acquistato almeno un prodotto bio nell'ultimo anno. Il 29% del campione sceglie prodotti bio 100% italiani, il 17% sceglie quello della filiera locale a km 0, mentre l'11% cerca l'ulteriore presenza del marchio Dop/Igp. 

 

Fra le ragioni che spingono i consumatori a scegliere i prodotti bio, secondo la survey di Nomisma, il 27% li ritiene più sicuri, il 23% li ritiene più rispettosi dell'ambiente, mentre il 10% pensa che siano più rispettosi del benessere animale. I consumatori puntano alla sostenibilità dei prodotti per l'emergenza ambientale e i cambiamenti climatici, in particolare (78%) e poi per provenienza, cercando prodotti italiani e locali (51%), senza dimenticare il packaging (50%).

 

Chiudendo con le prospettive, risulta che il sistema bio Italia ha dimostrato la propria resilienza anche in contesto di aumento del costo delle materie prime e dell'energia. Le prospettive sul futuro sono positive, con il 38% delle aziende che prevede di aumentare nei prossimi 12 mesi il fatturato realizzato sui mercati internazionali, quota che sale al 61% se consideriamo anche il vino. Più incerte le dinamiche sul mercato interno, con un food service resiliente e una Gdo meno entusiasta.

 

L'interesse del consumatore per il biologico è immutato – spiega a margine dei dati Silvia Zucconi, Chief Operating Officer di Nomismaanche se l'attuale contesto economico, l'inflazione e gli stili di vita in continuo cambiamento rappresentano fattori di condizionamento del mercato. La crescita a valore è confermata ma a fronte di un rallentamento dei volumi venduti, per questo risulta fondamentale migliorare la comunicazione ai consumatori con azioni più efficaci di informazione”.

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