Il Mezzogiorno d'Italia chiede la sua autonomia su almeno una quota della Politica Agricola Comune che riguarda la gestione del rischio in agricoltura, ritenuta strategica in una fase in cui il cambiamento climatico non dà tregua agli agricoltori,e lo fa per bocca dell'assessore all'Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo, che ieri, 27 febbraio 2023, durante il convegno "La strategia italiana per la gestione dei rischi in agricoltura e la stabilizzazione dei redditi, una sfida da vincere per il Mezzogiorno d'Italia" ha chiaramente indicato che occorre portare tra le misure a regia interamente regionale almeno i fondi di mutualità danni, previsti dalla scheda dello Sviluppo Rurale del Piano Strategico Nazionale della Pac SRF02 e gli strumenti di stabilizzazione del reddito, previsti dalla scheda SRF03, legati a problematiche di mercato, questi ultimi pure presenti nella programmazione 2014-2020, ma non attivati. Inoltre - in quota parte e a livello sperimentale - vanno regionalizzate le stesse polizze assicurative incentivate previste dalla scheda SRF01.
Nel corso del convegno è stato presentato il progetto Agririsk frutto di una collaborazione tra l'Università degli Studi Federico II di Napoli e il Crea: un'analisi finanziaria certosina dalla quale è chiaramente emerso come nell'ultima programmazione il contributo del Fondo Europeo per l'Agricoltura e lo Sviluppo Rurale ha oggettivamente attivato nel Nord Italia sulle assicurazioni incentivate - sia individuali che collettive - molte polizze e ha già iniziato a sviluppare i fondi di mutualità, grazie al decisivo apporto della quota di cofinanziamento delle regioni meridionali e che si prospetta il rischio di fare bis nel periodo di programmazione 2023-2027.
L'intervento di Caputo
Per questo motivo "È necessario - ha spiegato l'assessore all'Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo - avere a disposizione, nell'ambito delle risorse stanziate a livello nazionale, risorse nella disponibilità delle regioni per dare luogo ad un'azione forte ed efficace, misurata alle esigenze assicurative e mutualistiche specifiche dei singoli territori implementando, in autonomia, progetti sperimentali per polizze, fondi mutualistici e Ist (Strumenti di stabilizzazione del reddito, anche slegati dagli eventi catastrofali nel caso della scheda SRF03, Ndr) settoriali e non". Questo per avvicinare l'offerta degli strumenti più innovativi agli agricoltori, favorendone innanzitutto la conoscenza e quindi l'utilizzo.
L'enfasi posta sui fondi di mutualità tra agricoltori soci è presto spiegata: incentiva le buone pratiche agronomiche, anche perché riduce l'azzardo morale, consente di condividere informazioni sullo stesso territorio inerente più colture, riducendo le asimmetrie informative, rafforzando così il potere contrattuale degli agricoltori sia nei confronti delle banche, che anticipano il costo della quota privata del Fondo, pari al 30%, che nei confronti delle compagnie di assicurazione, i cui prodotti possono essere integrati nella copertura complessiva del rischio.
Un modo anche per rendere l'aggregazione, di cui si sente tanto bisogno al Sud, non solo un'attività legata alla commercializzazione e alla prima trasformazione dei prodotti agricoli, ma anche alla coltivazione.
"Porterò la tematica della gestione del rischio anche all'attenzione delle istituzioni europee - ha detto ancora l'assessore regionale Nicola Caputo - inducendo la Commissione Europea ad utilizzare i tool per la gestione del rischio in maniera organica in tutti i contesti territoriali europei con policy di indirizzo chiare e ben definite, a partire proprio dalla prima fase attuativa della nuova Pac".
Il Progetto Agririsk, il travaso di fondi nel 2014-2020
Secondo l'analisi condotta con il progetto Agririsk sulla programmazione 2014-2020 la Misura nazionale per la gestione del rischio "Ha assorbito il 7,86% delle risorse pubbliche complessive (Feasr più cofinanziamento nazionale) del secondo pilastro della Pac, ed ha visto le regioni del Centro Sud contribuire per il 67,55%, a fronte di un contributo delle regioni del Nord per il restante 32,45% - ha affermato il professor Fabian Capitanio, docente di Economia e Politica Agricola all'Università di Napoli, che ha illustrato come a fronte di 1,7 miliardi di euro di incentivi pubblici, solo l'11% di premi assicurativi sia finito al Sud, il 9% al Centro e l'80% al Nord Italia. Un volume enorme di denaro, se si considera la leva finanziaria degli incentivi pari ad un moltiplicatore che fa lievitare l'importo di almeno sette volte.
"Tutte le regioni partecipano alla Misura nazionale - ha sottolineato Capitanio - con il Sud Italia che risulta contribuente netto principale; la distribuzione delle risorse contenute nella Misura nazionale, però, viene quasi per la totalità assorbita dall'area del Nord Italia, dal punto di vista della contribuzione ai sussidi ai premi assicurativi".
La situazione appare così ricca di scompensi: se in Campania solo il 3% delle imprese agricole accede agli strumenti di gestione del rischio "Trento e Bolzano - spiega Capitanio - assorbono il 40% della Misura nazionale". Uno squilibrio che si ripercuote anche sul mercato assicurativo: "Facendo sì che i premi al Sud siano molto più elevati per la scarsa diffusione degli strumenti assicurativi" ha sottolineato il docente dell'Università di Napoli.
Agririsk, lo scenario al 2027 non muta
Non cambia il quadro per la nuova programmazione. In ballo ci sono quasi un miliardo e 332 milioni di euro nel 2023-2027, pari al 19,73% del totale risorse Feasr assegnato all'Italia dall'Ue, tutte da gestire con quattro misure a regia nazionale, alle quali in conto Feasr le regioni del Sud partecipano per il 50,55% delle risorse e sulle quali, senza misure di riequilibrio, rischiano di perdere risorse ingenti per la gestione del rischio delle aziende agricole.
(Fonte: Elaborazione professor Fabian Capitanio su dati Masaf)
Compagnie assicurative, urge intervento pubblico
Per altro dagli interventi di Francesco Girotti (Assicurazioni Generali) e Marco Cuffia (Reale Mutua) è emerso che se attualmente le compagnie assicurano in Italia circa 76mila aziende agricole, saranno invece oltre 700mila quelle che saranno coperte dal Fondo AgriCat finanziato dalla Pac con un prelievo del 3% a tutte le aziende che presentano la domanda unica e che pagherà solo in minima parte i danni da eventi quali alluvioni, siccità, grandine e gelate.
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Da qui l'esigenza di un ampliamento e di un riequilibrio del mercato e di un'integrazione tra strumenti diversi, anche pubblici, perché attualmente le compagnie - nonostante i premi siano lievitati - sono in perdita: nel 2021 ogni 100 euro di premi incassati sulle polizze sottoscritte dagli agricoltori, hanno pagato 110 euro di risarcimenti danni, un chiaro caso di fallimento del mercato, che ha come scenario evolutivo il cambiamento climatico che costringe a diversificare il portafoglio rischi con l'attivazione di prodotti per un mercato più profondo.