Via libera al progetto definitivo per completare, dopo venticinque anni, la più grande incompiuta del sistema idrico della Sicilia: la diga di Pietrarossa, nei comuni di Aidone e Mineo, a cavallo delle province di Catania ed Enna. Entro il 2026 dovrebbe essere finalmente completata, per portare finalmente, a 40 anni dalla progettazione, più acqua per irrigare la Piana di Catania.

 

Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha infatti dato il proprio assenso all'ultima proposta pervenuta dal commissario straordinario Ornella Segnalini, nominata dal presidente del Consiglio dei Ministri per gli interventi di completamento dell'infrastruttura.

 

L'iter procedurale

Il Decreto di approvazione, a firma della Segnalini e del responsabile unico del procedimento, Salvatore Stagno, sarà pubblicato nei prossimi giorni, consentendo così a Invitalia, centrale di committenza per la Regione Siciliana, di poter indire entro fine anno la gara da quasi 54 milioni di euro. L'obiettivo è quello di giungere alla consegna del cantiere entro i primi sei mesi del 2023 e di completarlo nel 2026.

 

A realizzare la progettazione delle opere di completamento della diga di Pietrarossa è stato il raggruppamento temporaneo di imprese che fa capo alla Hmr di Padova, che si era aggiudicata la gara indetta dal Dipartimento Regionale dell'Acqua e dei Rifiuti.

 

La soluzione per il sito archeologico

L'ammontare complessivo del finanziamento è di 82 milioni di euro e prevede anche - per circa 28 milioni di euro - la sistemazione della "Statio romana di Casalgismondo", un'area di sosta risalente all'epoca romana imperiale, con edifici e strutture a supporto dei viaggiatori e dei mercanti che si spostavano lungo l'antica arteria consolare che univa Catania e Agrigento.

 

La presenza di questo sito, scoperto durante i lavori di scavo, aveva fatto sì che il vincolo archeologico arrestasse, insieme ad altri problemi di natura tecnica e giudiziaria, l'ultimazione dell'opera. La salvaguardia del sito consente di fatto lo sblocco definitivo dei lavori di un'opera costata fino ad oggi, secondo alcune stime, almeno 74 milioni di euro.
 

Le dichiarazioni del presidente Schifani

"È un risultato di portata eccezionale - evidenzia il governatore Schifani - tenuto conto che i lavori, già completati per il 95%, sono fermi dal 1997. Sono soddisfatto che in così poco tempo dal mio insediamento si sia potuta sbloccare un'opera di grande rilevanza, anche economica".

 

"In continuità con il precedente Governo regionale che ha creduto nell'intervento - continua il presidente Schifani - e ha inserito l'opera tra i progetti finanziabili con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, oggi si può finalmente procedere al completamento di un'infrastruttura concepita ben quarant'anni fa. È una sfida notevole per la nostra Regione e per l'economia agricola della Piana di Catania, oltre al fatto che non resterà un'eterna incompiuta, con un incredibile spreco di denaro pubblico".

 

La diga di Pietrarossa

La diga - che prende il nome della località Pietrarossa - sbarra il fiume Simeto - ed è da considerarsi strategica in quanto fa parte di un più ampio sistema di opere idriche, costituito dal serbatoio Don Sturzo sul fiume Gornalunga e dalla traversa sul fiume Dittaino, tutti affluenti del Simeto. Tali opere sono finalizzate all'irrigazione delle vaste aree ricadenti ai margini nella Piana di Catania e interessanti la zona di sinistra del fiume Dittaino, le valli dei fiumi Margherito e Gornalunga e la fascia a Nord degli abitati di Mineo, Palagonia, Scordia, Francofonte e Lentini.
 
La diga, una volta ultimata, incrementerà di circa 45 milioni di metri cubi i volumi idrici accumulabili negli invasi siciliani. L'opera riuscirà a salvaguardare le riserve della "Don Sturzo" e garantirà acqua a oltre diciassettemila ettari di terreni, più del doppio di quelli attualmente raggiunti.

 

La posa della prima pietra risale al 1989, i lavori furono bloccati sul finire (nel 1997), quando mancava solo una minima parte da ultimare (il 5%). Dopo oltre vent'anni è stata la Regione Siciliana a riavviare l'iter, firmando nel 2019 un accordo col Ministero delle Infrastrutture per rendere finalmente operativa la struttura. Il completamento verrà eseguito utilizzando le risorse del Pnrr.