Pare che in un paese della pianura padana l'amministrazione comunale abbia proibito a parrucchieri e barbieri di fare il secondo shampoo ai clienti causa la siccità imperante: l'editto della forfora.
Una vicenda che a tutte le persone di buon senso la deve dir lunga sulla moderna scienza della comunicazione e soprattutto sulle oramai continue emergenze che vengono ad alimentare un'ansia collettiva propalata dai mass media in maniera sempre più martellante.
Epidemie, guerre, siccità e ogni flagello biblico devono allora tenere in continuo allarme le nostre coscienze, forse ritenute appisolate nel benessere cronico. Nell'apodittico sforzo mediatico ovviamente la disinformazione la fa da padrona. Nel caso della siccità emergono formidabili corbellerie come quella che per produrre un chilo di carne bovina si consumerebbero ben 15mila litri di acqua. Ogni lettore leggendo la notizia dovrebbe tornare con la memoria alla prima media, classe in cui i nostri programmi ministeriali prevedono la spiegazione del ciclo dell'acqua.
L'acqua, come dovrebbe esser noto ai più, la si usa non la si consuma. Il dito indica la luna e il babbeo guarda il dito: tutti allora pensano a come sarebbe bello mangiar squisita ed "ecologica" carne sintetica ma nessuno si occupa per esempio dell'inquinamento dei nostri mari e delle nostre acque interne o ancora: del cattivo uso che delle acque si fa in Italia o della appropriazione (indebita) di una risorsa pubblica da parte di organismi privati. L'argomento stagionale è oggi ovviamente la siccità - grave piaga, ci mancherebbe. Attenzione però: i climatologi (tutti) sostengono che con il cambiamento climatico le precipitazioni non diminuiscono ma si concentrano in eventi anche estremi (spesso addirittura distruttivi).
Non ci stancheremo allora di ripeterlo fino alla nausea: in Italia serve una seria politica di costruzione di invasi idrici di tutti i tipi e dimensioni. L'agricoltura e l'ambiente in grandi aree del Centro Sud del nostro Paese nei prossimi decenni sono in serio pericolo. Come dire: il dito non deve indicare la forfora.