È in questo modo che l'Anbi, l'Associazione che riunisce i consorzi di bonifica e d'irrigazione, e lo Svimez lanciano un "grido d'allarme per i territori" italiani, e nel corso di un convegno a Roma parlano della necessità di interventi urgenti ma strutturali per la salvaguardia idrogeologica e la gestione idrica.
La situazione - viene spiegato - richiede attenzione da parte delle istituzioni del Paese: un'attenzione mirata ma che non può fermarsi ai fondi disponibili con il Pnrr. I dati sono "drammatici". La desertificazione e la siccità danneggiano la produzione agricola per 1 miliardo di euro l'anno. Ma l'89% dell'acqua piovana si disperde nel mare e solo l'11% è trattenuto negli invasi. Il 30% del territorio vive un rischio elevato di frane e alluvioni. Tra il 2010-2020 ci sono stati 946 eventi estremi, 251 vittime e 50mila sfollati. L'Italia è prima in Europa per consumo di suolo, con il 7,11% di territorio urbanizzato, il 16,7% delle aree a rischio elevato di alluvione cementificate e il 5,2% a rischio frana.
"Oggi il Paese si trova davanti a una straordinaria opportunità - afferma il presidente dell'Anbi Francesco Vincenzi - le risorse ci sono, ma si parla troppo e solo di Pnrr e non vorrei che il Paese si bloccasse rispetto alla programmazione successiva. Serve uno sforzo comune, un piano di investimenti che sia strutturale. Il Paese ha bisogno di infrastrutture dal punto di vista idrico. Le opere idrauliche vanno inserite come opere strategiche".
Il meridione è in ritardo dal punto di vista della progettualità e sulla spesa delle risorse è la parte di Paese che necessita maggiore sforzo. "Il tema dell'acqua è fondamentale ed è strategico per il Mezzogiorno nei prossimi anni - osserva il direttore generale di Svimez Luca Bianchi - il Paese investe poco nel sistema idrico, ma il Mezzogiorno meno. Parliamo di 26 euro in media per abitante, rispetto ai 39 euro al Centro Nord. Una migliore gestione è essenziale per accelerare i processi di investimento".
Il Pnrr - aggiunge Bianchi - è "una grande opportunità, ma bisogna concentrarsi sulla progettualità: 4 miliardi di investimento nel sistema idrico meridionale potrebbero attivare circa l'1% del Pil (quasi 50mila posti di lavoro) del Sud e 3 decimi nel Centro Nord".
Secondo il sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole Francesco Battistoni "conservare acqua per i territori è un impegno che vogliamo assumerci. E quando parliamo di acqua parliamo anche di transizione ecologica e infrastrutture, non solo di agricoltura. Non dobbiamo fossilizzarci solo sul Pnrr. Abbiamo nuove opportunità: la nuova Pac, il nuovo Piano di Sviluppo Rurale".