"Il vino romagnolo vive un momento complicato come gran parte del settore a livello nazionale, ma ci sono buone fondamenta su cui lavorare – ha sottolineato in prima battuta la Santandrea – la situazione si è complicata ancora di più con il momento storico attuale. L'emergenza Covid, con il lockdown, ha azzerato i consumi di vino sul canale Horeca, che per il nostro comparto è davvero molto importante e le maggiori vendite nella Gdo non hanno compensato questo forte calo".
Questa situazione potrebbe portare ad avere cantine con invenduto prima della vendemmia.
"Mancano due mesi all'inizio della vendemmia, è ancora molto presto per dare notizie precise su quantità, qualità e prezzi – continua la Santandrea – la variabile clima è talmente indefinita questa estate che non ci si può sbilanciare. Al momento possiamo intravedere una buona sanità delle uve e una produzione nella media, ma è difficile stabilire se l'invenduto ancora in giacenza potrà raffreddare in partenza i prezzi dell'uva. Speriamo innanzitutto in un rimbalzo dei consumi nella seconda metà dell'anno".
Passando al ruolo del Consorzio vini di Romagna, la presidente ha idee chiare condivise con tutta la comunità dell'ente di tutela. "Abbiamo vini importanti, di qualità, come per esempio il Sangiovese, che si porta una storia fatta di grande tradizione. Dobbiamo raccontare al meglio quella storia, lavorando sì su marketing e comunicazione, ma facendo un vero e proprio storytelling, coinvolgendo tutto il territorio. Come romagnoli siamo stati bravissimi a valorizzare la nostra Riviera, ma forse ci siamo un po' dimenticati della nostra splendida collina. Raccontare il nostro vino insieme al territorio, ai percorsi enoturistici, alla cultura gastronomica locale ricchissima. In questo modo potremo valorizzare al meglio i nostri vini sia in Italia che all'estero".