Nato il 26 dicembre 1926 a Ferrara, Scaramuzzi era un uomo che costruiva ponti, non muri. Sostenitore del dialogo, dell'attività accademica come strumento di ricerca, innovazione, dibattito e formazione, il professor Scaramuzzi si è distinto per l'attività di studioso, lungimirante e instancabile.
Impossibile, oggi, scrivere un testo neutro. Me ne scuso. Personalmente sono molto addolorato per la perdita di un uomo che ammiravo tanto per la preparazione accademica che per la cultura e la visione ampia e libera. Condividevo la sua concezione che prima dei diritti ci fossero i doveri.
Tre anni fa mi chiamò per presentare insieme con altri colleghi (Alessandro Maresca e Lorenzo Frassoldati) proprio all'Accademia dei Georgofili uno dei suoi tanti libri pubblicati, "Il tempo delle idee. Fra l'80º e il 90º anno di Franco Scaramuzzi", che è un volume brillante e impegnato, con uno sguardo saldamente rivolto al futuro, proiettato alla crescita dell'agricoltura in ottica di maggiore produzione e di prosperità. Fui profondamente onorato di quell'invito ed ebbi l'occasione di conoscere la sua grande famiglia, numerosa e unita.
Per AgroNotizie ho intervistato più volte il professor Scaramuzzi. Ogni mia domanda era occasione per lui di raccontare in maniera chiara, mai banale una visione assolutamente moderna dell'agricoltura. Per me, ogni colloquio era un momento fortunato di imparare. Mi raccomandava sempre di non cadere nel tranello dei falsi miti che ammantavano l'agricoltura, ma di guardare con lucidità al settore, da osservatore libero.
Una volta, avendo saputo che avevo ereditato in giovane età dei terreni, mi esortò a diventare imprenditore agricolo.
Tanti i riconoscimenti accademici e scientifici: laureato in Scienze agrarie a 21 anni, fra i più giovani docenti universitari in Italia, il professor Scaramuzzi collaborò con numerose istituzioni e centri di ricerca in tutti paesi europei, in America, in Australia, in Africa e in Asia. Fu anche rettore dell'Università di Firenze dal 1979 al 1991, che contribuì a far crescere.
Il presidente della Repubblica, nel 1983 lo insignì di medaglia d'oro quale "Benemerito per la scuola e la cultura" e nel 1998 gli conferì la massima onorificenza dell'ordine al merito della Repubblica italiana ("Cavaliere di Gran Croce").
Nel 1993, da presidente dell'Accademia dei Georgofili, si spese in prima persona per la costruzione della Torre dei Pulci, dilaniata da un'autobomba attribuita alla mafia.
Uomo del dialogo, modernissimo, nell'ottobre del 2000 fu promotore della costituzione dell'Unione europea delle accademie per l'agricoltura.
Grande studioso, ma anche grande pragmatico. Solo qualche anno fa, quando si accorse che nell'aula magna dell'Università di Firenze era stato rimosso il crocefisso apparentemente per restaurare il salone, il professor Franco Scaramuzzi si adoperò per ottenere quel crocifisso ed esporlo all'Accademia dei Georgofili. Fece benissimo.
Lascia un grande vuoto il presidente Scaramuzzi, sia per la grande preparazione e l'impegno profuso nelle sue molteplici attività sia per la rettitudine morale, l'intransigenza nel rifuggire sciatteria e disimpegno, ma anche la giovialità, la gentilezza, l'affabilità, il sorriso.
Mi mancherà. E sono certo che mancherà all'agricoltura tutta.