Questa non è una rubrica di lettere ma rispondo volentieri. A dir la verità son ben poco ottimista anche se, è vero, vedo nell'agricoltura italiana tante possibilità irrealizzate.
Il prezzo del grano battuto alla borsa oggi è lo stesso che inserii nel compito di estimo agrario dell'esame di maturità una quarantina di anni fa, con la differenza che con la stessa somma all'epoca andava a mangiare al ristorante una famiglia mentre oggi si arriva a fatica ad una pizza e una birra.
Questo è il problema per tutti gli agricoltori del mondo.
In Italia abbiamo però una scappatoia in più e dovremmo iniziare a lavorare secondo una nostra strategia. Si sappia che la principale industria planetaria non è l'informatica o le telecomunicazioni: è il turismo.
Il food italiano è il più conosciuto al mondo ma la possibilità di svilupparlo, anche come propulsore del turismo, è però poco utilizzata: diciamo al 20%.
I più quotati analisti economici confermano per il nostro paese i 100 miliardi di esportazioni alimentari come un obiettivo realizzabile, il turismo sta poi crescendo in maniera vertiginosa. E questa è la ragione per cui tanti investitori esteri si stanno aggirando per la penisola: cercano però in genere industrie alimentari e turistiche, non agricole.
E' necessario riportare l'agricoltura al centro degli interessi e al centro del mercato, non come semplice rifornitore di materia prima, banalizzata e venduta ai prezzi mondiali.
Agricoltura, ambiente, territorio, turismo possono essere veramente un propulsore dell'economia nazionale.
L'esempio non bisogna andarlo a cercare tanto lontano: si chiama Alto Adige. Proviamo a studiare quel modello e a riportarlo in grande. Io penso che con la Brexit gli inglesi vogliano trasformare il loro paese in un enorme paradiso fiscale: diciamo una Svizzera molto più grande.
Ecco: se adottassimo il modello alto Adige il nostro paese potrebbe essere un paradiso e basta.
Sono abbastanza ottimista M.L.?