E’ quanto emerso il 12 giugno scorso a L'Aquila, durante la presentazione di “Agromafie - 6° Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia".
Il Rapporto, edito da Minerva, è frutto del lavoro dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, di Coldiretti ed Eurispes, ed è stato svolto in collaborazione con la Direzione nazionale antimafia, l’Arma dei Carabinieri, la Guardia di finanza, la Polizia di Stato, la Direzione investigativa antimafia, l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari e l’Alto commissariato antiusura e antiracket.
Il lavoro, aggiornato con dati 2018 e finito di stampare a gennaio 2019, dedica ai furti in campagna non più di 20 pagine su 384. Dalle quali si evince però che il fenomeno pone ormai in serie difficoltà tanti imprenditori agricoli. Senza contare che molti furti in realtà sono funzionali ad attività di estorsione, con il meccanismo del “cavallo di ritorno”, che spesso si concretizza nella richiesta "se rivuoi il tuo trattore devi pagare un riscatto". E su tale ultima tipologia di attività criminale non c’è una stima specifica del danno e dell'introito malavitoso.
Cosa viene rubato, come e perché
Secondo il Rapporto, i furti sono una delle attività in crescita delle agromafie, incentivati come sono “dalla crisi economica e gli eventi climatici che spesso decimano i raccolti” rendendoli merce ancora più rara e preziosa, e spesso favorita delle condizioni di isolamento in cui le aziende agricole sono localizzate e quindi “facile preda delle attività criminose”.I bersagli dei furti sono tutti quelli pensabili: “trattori, abigeato (furto di bestiame), alberi da frutto appena messi a dimora, razzie di frutta e verdura (dai magazzini, ma anche direttamente dagli alberi), prodotti fitosanitari, attrezzature, carburante e rame”. In pratica tutto ciò che è possibile rubare.
Secondo “Agromafie - 6° Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia” i colpi messi a segno da ladri occasionali stanno cedendo il passo a veri e propri “raid su cui ha steso la mano la criminalità organizzata: se è vero che spesso a compiere il furto sono bande provenienti da paesi dell’Est europeo, è altrettanto vero che il più delle volte alle spalle vi sono come mandanti organizzazioni criminali di stampo mafioso”.
Insomma dal piccolo furto di olive direttamente sull’albero al trattore, magari nuovo di zecca, il giro d’affari stimato – solo sui furti – è di 300 milioni all’anno.
Spettacolari i furti dei trattori, che spesso vengono prelevati direttamente con degli automezzi di grandi dimensioni e fatti sparire nottetempo. Per arginare il fenomeno nel 2018, in provincia di Salerno, si è ipotizzato di dotare gli incroci delle strade interpoderali della Piana del Sele con la Statale Tirrena Inferiore di una serie di telecamere collegate con la questura. In modo da monitorare il traffico dei grandi Tir in grado di far sparire questi mezzi agricoli.
Ma una piaga non indifferente, anche per le ricadute che ha sulla tracciabilità dei prodotti, è l’abigeato: il Rapporto stima furti di bestiame in circa 150mila capi anno, in prevalenza bovini e suini, ma non mancano cavalli, pecore e agnelli. Il fine è la macellazione clandestina, che spesso avviene in ambienti domestici, fuori controllo veterinario, con carne che finisce sul mercato nero. Il fenomeno è importante, perché non si tratta di furti di singoli animali per atto, ma “di intere mandrie”.
I furti dei prodotti della terra avvengono spesso in condizioni particolari: nottetempo i ladri si introducono nel fondo agricolo con un autocarro, uno resta alla guida e fa da palo, gli altri raccolgono velocemente quanto offre il fondo: ortaggi, frutta, olive. Non sono infrequenti i danni alle arboree, che vengono percosse violentemente con “mazze di ferro” per far cadere rapidamente i frutti in “grandi reti” per velocizzare l’operazione.
“Il rame è un altro obiettivo molto ambito dai predoni delle campagne – sottolinea il rapporto. A finire nel mirino dei ladri: contatori, cavi elettrici, generatori di energia, tubi per pannelli solari e fotovoltaici, gronde per serre.
“Anche in questo caso – sottolinea il rapporto – al danno diretto dal furto si aggiunge quello indiretto conseguente all’interruzione dell’attività per un periodo più o meno lungo”.
Sui furti a scopo di riscatto, che il Rapporto definisce “agri-sequestri”, quasi sempre condotti da “malavitosi locali” si legge: "Le vittime di questi ricatti, il più delle volte, preferiscono assecondare le richieste dei sequestratori per poter rientrare in possesso di quanto è stato sottratto e si astengono dal denunciare per paura di ritorsioni”. Pertanto mancano stime sul valore estorto ai soggetti che subiscono tale ancor più odiosa attività a carattere estorsivo.
La mappa del fenomeno
Secondo il Rapporto, fino a non molti anni fa il fenomeno dei furti nelle campagne era localizzato soprattutto nelle regioni dove storicamente sono nati e si sono radicati i fenomeni a carattere mafioso: Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Ma qualcosa è cambiato in peggio negli ultimi anni: “Oggi tutto il territorio agricolo nazionale sta vivendo un’escalation di criminalità per cui a cadere vittime dei furti sono tutti gli agricoltori dal Nord al Sud del paese".In Piemonte vanno di moda i furti di nocciole, con grande danno ai noccioleti nuovi che nelle Langhe e nell’astigiano stanno sostituendo i vigneti. In Lombardia sono di moda invece i furti di pannelli solari e rame, e nella sola estate del 2017 sono stati denunciati all’autorità giudiziaria sottrazioni per un valore stimato di circa “300mila euro nella sola provincia di Bergamo.”
Tanto in Piemonte quanto in Lombardia sono attive ancora nel 2018 industriose squadre che razziano prodotti fitosanitari e trattori. In Emilia Romagna vanno forte i furti di attrezzi agricoli, kiwi e forme di Parmigiano Reggiano.
La Toscana fa parlare di sé invece per l’abigeato, con la provincia di Pisa epicentro di vere e proprie razzie di bestiame, ma anche di ortaggi, macchine agricole, gasolio e rame. E se a Pistoia i danni maggiori li accusano i vivaisti, è in Liguria che la razzia di mimose finisce sui giornali.
In Lazio va forte il furto di trattori e macchine agricole, in Sicilia finiscono nel mirino agrumeti e bulbi di zafferano, in Campania spariscono nottetempo le casse dell'ambito limone “sfusato amalfitano” commercializzato con la Igp Costa d’Amalfi.
Situazione difficilissima in Puglia: qui gli agricoltori si sentono in balia dei malviventi e “iniziano a rinunciare a presentare le denunce: i furti riguardano soprattutto le olive, le mandorle e l’uva, ma anche rame e mezzi agricoli e non mancano fenomeni estorsivi come il taglio dei ceppi d’uva a scopo intimidatorio" si legge nel rapporto.
Strategie di contrasto
Numerose le pubbliche denunce delle organizzazioni agricole, volte a sensibilizzare i tutori dell’ordine, ma i risultati per ora sono decisamente modesti, soprattutto per quanto riguarda non solo il contrasto in sé del fenomeno ma l’individuazione delle bande criminali. E così, secondo il Rapporto, scatta il fai da te: si va delle ronde notturne in tempi di raccolta, per evitare i furti di frutta e ortaggi, ai “gruppi WhatsApp dove gli iscritti possono segnalare la presenza di auto o persone sospette in modo da attivare un sistema di allerta" è scritto nel Rapporto, dove si sottolinea anche che questi non possono essere considerati “una soluzione al problema”.Poi ci sono gli accorgimenti a difesa dei trattori e dei raccolti: come le fototrappole a portata di targa che scattano quando un automezzo esce dalla proprietà, magari carico di frutta o di un trattore, fornendo così un indizio che può portare rapidamente all’individuazione degli autori. Anche se un antifurto satellitare con Gps per i trattori pare sia quanto di meglio.
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Tutte strategie che non posso fare a meno di un “rafforzamento del controllo sul territorio da parte delle forze dell’ordine, in tutti i passaggi della filiera e dalla creazione di una rete di collaborazione fra produttori agricoli e fra questi e le forze dell’ordine" conclude il Rapporto. Insomma, c’è ancora molto da fare sul piano organizzativo: per impiegare bene le tecnologie e ridurre i danni dei ladri.