C’è un acquedotto rurale che distribuisce acqua ad uso plurimo: potabile ed anche agricolo e zootecnico, ma il prezioso liquido al momento della fornitura è diventato di qualità scadente, pur essendo acquistato puro all’origine, da molte delle fonti monitorate. Occorre porre rimedio con urgenti lavori ai punti di perforazione di alcuni pozzi, nelle vasche di accumulo e nell’acquedotto rurale. Ma i lavori prendono tempo, e non si riesce ad ottemperare alle richieste del Servizio di igiene degli alimenti e della nutrizione della Asl. E allora che si fa? Si continua a fornire acqua, e a pagamento, ma senza che gli utenti possano in alcun modo utilizzarla, né per uso idropotabile né per abbeverare il bestiame.

Succede in Puglia, nella Murgia barese e della provincia di Barletta-Andria-Trani. E la Cia Levante solleva il caso, chiedendo aiuto a Regione Puglia.

Protagonisti del clamoroso caso: l’ex Consorzio di bonifica e irrigazione Terre d’Apulia in gestione commissariale ed in fase di fusione nel Consorzio di bonifica del Centro–Sud Puglia, cui fanno capo gli Acquedotti rurali della Murgia e le utenze plurime dell’acquedotto, presenti in ben 28 comuni delle due province, da Alberobello a Toritto.

Il 28 febbraio scorso la gestione commissariale ha comunicato ai sindaci dei 28 comuni che l’acqua, a causa dei lavori di adeguamento delle infrastrutture di accumulo e acquedottistiche ancora in corso, è declassata da potabile a non potabile. Non solo, verrà comunque fornita e la si dovrà anche pagare, al prezzo stabilito in una delibera commissariale del 2014 “atteso i rilevanti costi di approvvigionamento per fornitura di acqua dall’Acquedotto Pugliese e per gli ingenti costi energetici per il sollevamento delle acque distribuite" recita la delibera commissariale n. 87 del 27 febbraio 2019, a firma del commissario straordinario Alfredo Borzillo e del direttore generale Giuseppe Corti.

Cade così un’altra tegola sull'agricoltura delle province di Bari e Bat, soprattutto per le aziende zootecniche che, a seguito della delibera del commissario del Consorzio di Bonifica Terre D'Apulia, non potranno più utilizzare l'acqua dell'Acquedotto rurale per uso potabile. "A pagarne le conseguenze saranno le famiglie che vivono nelle zone rurali e gli allevamenti", ha spiegato Felice Ardito, presidente provinciale di Cia Levante.

"Per l'abbeveraggio dei capi di bestiame e per il mantenimento dell'igiene e benessere animale gli allevatori sono costretti a rifornirsi di acqua con mezzi di fortuna", ha aggiunto Ardito, che in questi giorni ha ascoltato allevatori e agricoltori, le loro preoccupazioni per una situazione che appesantisce le difficoltà del settore e aumenta i costi incidendo sia sull'approvvigionamento che sulla logistica, oltre a rendere necessario un maggiore sforzo organizzativo ed un superiore monte di ore-lavoro per provvedere alle necessità di portare avanti tutte le attività necessarie.

"La realtà è che, a fronte di costi rilevanti per le aziende zootecniche e agricole, il Consorzio di bonifica permane in una situazione pesantemente deficitaria rispetto sia ai servizi che dovrebbe erogare sia rispetto al ruolo che è chiamato a svolgere" è scritto in una nota della Cia Levante.

"Chiediamo ai comuni e alla Regione Puglia di porre rimedio subito, per non aggravare la situazione di un comparto, quello zootecnico, già fortemente provato da costi sempre in aumento, prezzi delle produzioni non remunerativi e burocrazia asfissiante. Nel frattempo il consorzio di bonifica continua a chiedere soldi alle aziende agricole senza fornire servizi e dare benefici" ha concluso il presidente Ardito.