L'oggetto del contendere era l'agricoltura ed in particolare l'agricoltura biologica. Non vogliamo entrar in alcun modo nella discussione vista la stratosferica altezza dei duellanti – ci mancherebbe altro.
Da modesti agricoli notiamo una cosa: nessuno dei due contendenti ci pare abbia competenze specifiche in fatto di agricoltura. Non che per parlare, poniamo al bar, di un qualsiasi argomento vi sia l'obbligo di aver conseguito la specifica laurea. Di agricoltura e di alimentazione si sentono però liberi di parlarne tutti, talora (non è quello qui citato il caso, Dio ce ne scampi e liberi) con eminenti corbellerie: il pensiero va per esempio agli ubiquitari chef che imperversano in ogni dove.
Personalmente, come sedicente esperto di agricoltura, mi astengo dal parlare in pubblica sede (e ancor più di scrivere) poniamo di cardiologia, archeologia o genetica molecolare… semplicemente perché ritengo di non aver nessuna competenza per farlo.
Due considerazioni al volo.
La prima: la credibilità delle competenze significa verificare le fonti, questo sarebbe il mestiere dei giornalisti - che devono smettere di fare domande a casaccio a chicchessia sui più svariati argomenti - semplicemente perché noi lettori non abbiamo il tempo di controllare se un intervistato, poniamo sui problemi alla cistifellea, ha un diploma da geometra o gestisce un ristorante… .
La seconda: che l'agricoltura ha problemi di comunicazione e che per il settore è necessario riappropriarsi di un aspetto fondamentale per il proprio futuro. Non si può delegare la comunicazione a chicchessia (...e tanto meno agli chef).