Con 110.154 lavoratori la nazionalità più rappresentata è quella rumena, seguono gli indiani, con 32.370 occupati, impegnati specialmente nell'allevamento. Terzi sono i marocchini con 32.826, che precedono albanesi (30.799), polacchi (13.532), bulgari (12.439), tunisini (12.881) e slovacchi (6.337).
Il 48,1% degli stranieri occupati in agricoltura, si legge ancora nel comunicato di Coldiretti, si concentra in 15 province, quelle che di fatto registrano i numeri più alti di lavoratori stranieri: Foggia (5,8%), Bolzano (5,4%), Verona (5,0%), Latina (4,1%), Cuneo (3,8%), Ragusa (3,7%), Salerno (2,6%), Ravenna (2,6%), Cosenza (2,4%), Trento (2,3%), Ferrara (2,2%), Forlì-Cesena (2,2%), Bari (2,1%), Matera (1,9%) e Reggio Calabria (1,9%).
Tra le attività che coinvolgono maggiormente i lavoratori stranieri, secondo Coldiretti, vi sono la raccolta delle fragole nel veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell'uva in Piemonte fino agli allevamenti da latte in Lombardia dove a svolgere l'attività di bergamini sono soprattutto gli indiani mentre i macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia.
Un aiuto fondamentale quello degli immigrati secondo l'organizzazione agricola che commenta: "Contribuiscono in modo strutturale e determinante all'economia agricola del paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del made in Italy alimentare nel mondo su un territorio dove va assicurata la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano un'ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell'attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale".
Fonte: elaborazioni Coldiretti su dati Rapporto Immigrazione
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Fonte: Coldiretti