La Toscana fa il punto sull'avanzamento del Psr con la riunione del comitato di sorveglianza alla presenza anche dei tecnici della Commissione europea. Una riunione che è servita anche per l'approvazione del rapporto annuale di attuazione 2017 e l'esame di alcune modifiche da apportare.

Fino ad oggi sono stati pubblicati 41 bandi, mettendo a disposizione di enti e aziende 661 milioni di euro, il 70% delle risorse disponibili, su una dotazione totale di 950 milioni.

Un buon risultato, secondo i dirigenti regionali, tenuto conto della complessità di una programmazione che opera su più misure e in modo integrato nella filiera agricola, una caratteristica a cui la Toscana non vuol rinunciare.

L'80% delle risorse a disposizione in Toscana infatti è destinata a bandi multi misura. Una scelta strategica che favorisce percorsi di aggregazione e integrazione tra più attori della filiera agroalimentare e tra più tipologie di investimenti nell'ambito della stessa azienda agricola, ma che rende più complesse le procedure.

Riguardo ai pagamenti su 23 mila domande con una richiesta di 589 milioni, al 31 maggio scorso sono stati pagati 182 milioni. Una cifra che già oggi consente alla Toscana di superare il rischio del disimpegno automatico delle risorse, oltre a guadagnarsi la riserva di performance pari a 57 milioni già conteggiata nei 950 milioni a disposizione ma che sarebbe venuta meno nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi.

Il governatore della Toscana Enrico Rossi, presente alla riunione insieme all'assessore regionale all'Agricoltura Marco Remaschi, ha dichiarato la volontà di pubblicare quasi tutti i bandi rimanenti entro la fine del 2018 e l'inizio del 2019.

Per Rossi è importante continuare a puntare sull'innovazione e i progetti integrati di filiera, sul ricambio generazionale del pacchetto Giovanisì ma anche a monitorare i cambiamenti climatici e contrastarli per quanto possibile, considerando anche l'importanza dell'agricoltura toscana che dal 2016 ha ripreso a crescere, mostrandosi sempre più un settore fondamentale di sviluppo per la regione.

Resta invece preoccupazione per la Pac post 2020, con la prospettiva del taglio delle risorse a disposizione del fondo sociale e delle politiche agricole, con possibili riduzioni dal 5% al 15% e forse anche più, oltre ad una centralizzazione nazionale della programmazione che metterebbe in una posizione marginale le regioni. 

Nella proposta di regolamento illustrata a Bruxelles si prevede per il futuro che ogni stato membro dovrà individuare la propria autorità di gestione per il piano strategico nazionale, che riguarderà sia il primo che il secondo pilastro.

Ogni piano nazionale dovrà indicare come raggiungere i nove obiettivi comuni della Pac e in nome delle semplificazione sarà ridotta l'autonomia delle regioni, che nonostante siano per legge e competenti in materia agricola, in questo modo sarebbero chiamate a svolgere unicamente un ruolo marginale di organismo intermedio.

Rossi comunque confida che ci sia ancora spazio per recuperare perché le nuove politiche europee potrebbero essere finanziate senza tagliare i fondi per la coesione e senza pesare sulle tasche dei cittadini. 

A questo proposito il governatore pensa alle proposte fatte in questi mesi e anche da lui sostenute per recuperare fondi, come la tassa sulla plastica non riciclabile e sulle emissioni di CO2, ma anche quella sulle grandi piattaforme digitali o sulla transazioni e speculazioni finanziare.