Cominciamo per esempio dai nostri "cugini" francesi.
Di agricoltura in Francia si è fatto un gran parlare con il nuovo presidente Macron, che subito dopo il suo insediamento ha voluto organizzare gli "Stati generali dell'alimentazione" coinvolgendo non solo il mondo agricolo ma tutti gli stakeholders del sistema agroalimentare. Si deve notare che il numero tre del governo Macron è il noto ambientalista Nicolas Hulot, a cui è stato dato l'incarico di organizzare la "transizione ecologica" della nazione.
Con gli Stati generali dell'alimentazione in Francia si è quindi cominciato a parlare di agricoltura sostenibile, di fermare la corsa al prezzo più basso (anche a costo di tornare a proteggere il proprio mercato), di difesa della sovranità alimentare francese.
La cosa più interessante per noi italiani è che in Francia di agricoltura si è ricominciato a parlare a livello nazionale, non solo come di un settore strategico per l'economia del paese ma anche per il benessere e la qualità della vita di tutti i cittadini.
I francesi punteranno quindi alla qualità delle loro produzioni al fine di proteggere la propria agricoltura. Da tempo i transalpini hanno per esempio deciso di rafforzare la propria produzione biologica anche per tenere testa al vero e proprio bio boom che si è verificato negli ultimi anni nell'Esagono: con crescite a doppia cifra delle vendite e con le principali catene della Gdo che stanno realizzando una profonda modifica dei propri format verso le produzioni sostenibili.
Per quanto riguarda il marketing agroalimentare i francesi sono da considerarsi dei veri e propri maestri: siamo certi che la transizione ecologica francese sarà effettuata (nonostante 58 reattori nucleari che funzionano a tutto spiano nel paese).