Agricoltura, ambiente e alimentazione. Sono queste le tre 'A' italiane al centro del forum che si è tenuto il 19 dicembre 2017 a Roma. 
Il dibattito si è aperto con la comunicazione della Commissione europea che dovrà condurre l'Ue a dotarsi di una nuova Politica agricola comune post 2020.

I rappresentati delle organizzazioni agricole, della filiera agroalimentare, del terzo settore oltre a Regioni e parlamento italiano ed europeo sono intervenuti affrontando diverse priorità quali semplificazione, tutela del reddito degli agricoltori, valorizzazione della diversità agroalimentare, recupero degli sprechi alimentari, sostenibilità dei modelli produttivi.

"Un piano strategico nazionale per l'adattamento al cambiamento climatico - ha affermato il ministro Maurizio Martina - può essere la grande occasione che avremo con la nuova Pac. Gli strumenti che possiamo mettere in campo sono infrastrutture irrigue, assicurazioni per gli agricoltori, attenzione al benessere animale a cui aggiungere rafforzamento del lavoro sui big data, innovazione tecnologica, agricoltura di precisione e riduzione dell'impatto ambientale delle colture. È un'occasione storica per semplificare davvero, non andrà sprecata con la creazione di nuova burocrazia".

"Vogliamo una Pac più flessibile e focalizzata - ha aggiunto il ministro - per affrontare le sfide chiave che abbiamo di fronte. È prioritario dare garanzia concreta di un equo tenore di vita per gli agricoltori, della protezione dell'ambiente e della lotta ai cambiamenti climatici. La discussione di oggi ci richiama ad impegni precisi, a cominciare dalla conferma dei finanziamenti, necessari per consentire alla nuova Pac di giocare un ruolo strategico nell'agenda di sviluppo sostenibile dell'intera Unione. La Pac del futuro deve infatti salvaguardare un modello di sviluppo unico al mondo, in grado di fornire garanzie al consumatore in termini di sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale. Per questo è giunto il momento di armonizzare le regole in materia di origine dei prodotti agroalimentari. Armonizzare a livello europeo le norme sull'origine dei prodotti agroalimentari non significa alterare le regole del mercato interno, che invece trarrebbe grande beneficio da questo processo, ma rispondere a una precisa domanda dei cittadini. È in questa direzione che dobbiamo andare e su questo punto non siamo disposti a fare passi indietro".