Certificazione antimafia per le imprese agricole: dopo l’allarme rosso diramato da più parti si è scatenata la reazione del mondo politico.
Al momento, tra la manovra finanziaria da approvare in aula al Senato della Repubblica e il decreto fiscale fermo alla Camera dei Deputati, sembra prospettarsi la seguente soluzione: innalzamento della soglia al di sotto della quale scatta l’esonero dalla presentazione della documentazione e della informazione antimafia a 25mila euro l’anno. Ma con la possibilità che l’obbligo scatti sopra tale soglia ma “scaglionato nel tempo” secondo quanto emerge dai lavori della Camera sul Dl fiscale.

Altra e diversa soluzione che si prospetta: l’obbligo resta, e viene scaglionato anche per tipologia di documentazione antimafia richiesta, secondo il testo di un emendamento approvato al Senato sul decreto fiscale ieri e ora all’attenzione dell’aula di Palazzo Madama. Con il quale la certificazione resterà un problema per molte aziende: a cominciare da quelle che avranno contributi Pac o su progetti Psr di valore superiore a 25mila euro, che saranno obbligate sin da subito sia alla semplice comunicazione che alla più penetrante informazione antimafia.
 

Camera dei Deputati, emendamenti nonostante la blindatura del Dl fiscale

Ieri la Commissione agricoltura della Camera dei deputati ha approvato il parere per la Commissione bilancio, messo a punto dal relatore Massimo Fiorio (Pd), sul Decreto fiscale. Il parere condiziona il via libera al provvedimento dell’innalzamento a 25mila euro della soglia di esenzione dall’obbligo di presentazione della documentazione ed informazione antimafia per tutti i concessionari di terreni agricoli e zootecnici demaniali che usufruiscono di fondi europei. Nel parere si chiede anche di prevedere una introduzione scaglionata nel tempo dell’obbligo per le domande relative a contributi europei che superino i 25mila euro, "in modo da permettere agli uffici competenti di dotarsi delle sufficienti risorse umane, economiche e strumentali necessarie per fronteggiare l’accresciuta mole di lavoro".

“A furia di controllare tutto non si controllerà più nulla. Le prefetture saranno ingolfate e se oggi la media per una certificazione antimafia è di quattro mesi d’ora in poi sarà di un anno. Le attività di erogazione delle risorse comunitarie subiranno un rallentamento con il rischio di disimpegno dei fondi e gli enti locali saranno costretti ad aggiudicare gare per decine di milioni sub iudice. Il risultato sarà il caos e l’indebolimento dei meccanismi di controllo preventivo”: così il deputato Paolo Russo sulla modifica del Codice antimafia che, tra l’altro, impone a tutti i possessori di terreni agricoli che percepiscono fondi europei di dotarsi della cosiddetta certificazione antimafia.

Russo aveva presentato due emendamenti, uno per innalzare la soglia per la Documentazione antimafia da 5mila a 40mila euro e l’altro per portare la soglia di esenzione a 100mila euro per la più approfondita informazione antimafia"Quel che non si vuole capire è che bisogna graduare i controlli per farli bene e per colpire i veri mafiosi - aveva poi detto ieri ad AgroNotizie Russo - Diversamente si rischia di indebolire l'istituto stesso della documentazione antimafia, perché dover fare per forza tanti controlli per formulare l'informativa antimafia significa ridurne l'efficacia"
 

Senato: un tentativo di introduzione graduale

Al Senato invece c’è un emendamento accolto in Commissione bilancio, il numero 101.0.1100/104, che porta la firma dei senatori Franco Panizza, Albert Laniece, Hans Berger, Pietro Langella e Lucio Barani, che dispone: “Nelle materie di interesse del ministero delle politiche Agricole, alimentare e forestali, è disposta la seguente proroga di termini: le disposizioni di cui all'articolo 28, comma 1, della legge 17 ottobre 2017, n. 161, in materia di acquisizione dell'informazione antimafia per i terreni agricoli che usufruiscono di fondi europei di importo non superiore a 25.000 euro, sono prorogate al 31 dicembre 2018”.

Ecco cosa succederebbe nel caso l’emendamento dovesse essere definitivamente approvato dall'aula di Palazzo Madama:
  1. Tutte le imprese agricole con contributi comunitari superiori a 5000 euro sono comunque tenute ad effettuare - mediante l'ente pagatore - la richiesta in prefettura della documentazione antimafia se pur limitata alla sola comunicazione da parte degli Uffici territoriali di governo delle eventuali misure restrittive in capo all’imprenditore e i suoi immediati preposti.
  2. L’acquisizione invece della più approfondita informazione antimafia da parte degli organismi pagatori, per le imprese con contributi comunitari compresi tra i 5mila ed i 25mila euro è sospesa fino al 31 dicembre 2018, ma scatterà dal 1° gennaio 2019.
  3. Tutte le altre imprese, quelle con contributi Pac e progetti Psr del valore superiore a 25mila euro di contributi comunitari, restano obbligate sin da subito anche alla più onerosa informazione antimafia.