Un dato questo, reso noto all'assemblea generale dei soci convocata a Firenze nei giorni scorsi per presentare la relazionare sulle attività svolte dal Consorzio, sul bilancio consuntivo 2016 e per l'approvazione del bilancio preventivo 2017.
Nell'occasione sono stati resi noti anche i dati relativi alla vendemmia del 2016 che ha visto un raccolto di 1,2 milioni di quintali d'uva su una superficie di 14mila ettari con una produzione totale di 866mila ettolitri di vino.
"E' un dato che ci conforta - ha dichiarato Giovanni Busi, presidente del Consorzio vino Chianti - i numeri sono però ancora molto lontani rispetto a qualche anno fa. Anche se possiamo essere felici di vedere i risultati delle scelte delle nostre aziende di investire nella ristrutturazione dei vigneti e del consequenziale aumento della qualità del nostro prodotto, è evidente che dobbiamo fare ancora di più per essere competitivi all'interno di un mercato globale dove la concorrenza è sempre più agguerrita".
Ma per essere competitivi, per Busi, è fondamentale essere ancora più presenti all'estero e investire di più in promozione.
E per farlo sarebbe necessario poter contare su una programmazione che ad oggi nel nostro paese è ancora difficile se non impossibile da attuare, dal momento che non ci sono tempi e riferimenti certi per massimizzare i risultati delle promozioni.
La critica che solleva Busi è ancora una volta quelle delle complicazioni e delle incertezze della burocrazia, che come già aveva fatto notare alcuni mesi fa rischiano di rallentare il programma di rinnovamento del disciplinare di produzione.
L'esempio concreto per Busi sono i finanziamenti e contributi per le aziende vitivinicole dell'Ocm vino, emessi attraverso bandi dal Mipaaf e da ogni regione, e che sono già in forte ritardo.
Così, come sottolinea il presidente, le aziende non sanno ancora per il 2018 quando potranno essere fatte le domande, quando saranno rese note le assegnazioni, e valutare quindi l'opportunità di fare un certo tipo di intervento oppure no.
Una situazione di incertezza che vale anche per i consorzi, la cui attività è vitale per l'attività delle piccole e medie imprese del territorio.
In questo modo, ha concluso Busi "è difficile immaginare di rilanciare il nostro prodotto nel mondo se il primo a bloccarci è proprio il sistema burocratico italiano ben distante dalla realtà in cui versano molte imprese".