La parola d'ordine è, nella comunicazione come nel cibo, "dinamismo": decisioni veloci all'acquisto, grandissima attenzione alla sostenibilità e, possibilmente, anche al biologico e all'etica negli acquisti.
Gli ultimi dati di Nomisma evidenziano che il comparto del cosiddetto organic food ha raggiunto un valore di 3 miliardi di euro, pari al 3% complessivo della quota di mercato. E questo dopo aver registrato una crescita del 44% negli ultimi due anni. Solamente nel 2000 il bio rappresentava lo 0,7 % del mercato.
Le vendite non sono più confinate solamente ai negozi specializzati che, comunque, oltre al prodotto offrono consulenza, informazioni, servizi e che - grazie a questo valore aggiunto - riescono a reggere l'onda d'urto della Grande distribuzione organizzata, le cui vendite sono in aumento anche nel settore del biofood.
Prova ne è che negli Stati Uniti, mediamente un passo più avanti rispetto al Nord Europa e due passi avanti rispetto all'Italia, Amazon sta pensando di acquisire Whole Foods, il colosso dei supermercati bio (i primi a coniugare etica ed estetica dei consumi) con un fatturato di oltre 11 miliardi di dollari e 462 punti vendita nel Nord America.
Il quadro americano
I prodotti ortofrutticoli rimangono i portabandiera del settore biologico anche negli Stati Uniti, secondo quanto affermato nel report della Organic trade association (Ota). Per molti consumatori continuano a rappresentare il prodotto "di passaggio" al biologico e, con una fetta da 15,6 miliardi di dollari, rappresentano circa il 40% delle vendite di alimenti biologici con un tasso di crescita dell'8,4%, mentre il settore ortofrutticolo nel suo insieme (compreso dunque il convenzionale) ha invece un tasso di crescita del 3,3%.Negli Stati Uniti nel 2016 le vendite complessive del settore biologico sono state di 47 miliardi di dollari. Dieci anni fa, nel 2007 la soglia non arrivava ai 20 miliardi. Oggi, secondo quanto riportato dal settimanale a stelle e strisce Supermarket News, complessivamente "gli alimenti biologici rappresentano il 5,3% del totale delle vendite di cibo negli Stati Uniti".
Il biologico sta attraversando una vera età dell'oro, grazie soprattutto a una cultura che si sta diffondendo e che conquista una fetta sempre più ampia dei consumatori. Anche in Italia.
Basti un esempio: in un anno, dal 2015 al 2016, le vendite di vino bio sono cresciute del 51%, raggiungendo gli 11,5 milioni di euro di fatturato. E questo grazie al canale della grande distribuzione.
O ancora: a fronte di un incremento delle vendite dei prodotti ortofrutticoli in generale, che nel 2016 ha raggiunto il 9%, le vendite dell'ortofrutta fresca biologica a peso imposto hanno raggiunto in dodici mesi, fino allo scorso marzo, quota 147 milioni di euro, segnando un'accelerazione del 28% rispetto ai dodici mesi precedenti. Cifre che portano il peso dell'ortofrutta biologica all'11% sul totale delle vendite complessive dell'agroalimentare bio nelle catene della Grande distribuzione organizzata.
Altri numeri: il 60% delle famiglie italiane ha acquistato frutta verdura a marchio bio almeno una volta nel corso nel 2016.
Numeri in crescita, ma comunque inferiori rispetto al più evoluto mercato tedesco, dove il segmento del bio-food riguarda 46 milioni di persone di età superiore ai 14 anni. Praticamente, secondo le più recenti indagini, il 68% delle famiglie che vivono in Germania ha scelto l'organic food almeno una volta nell'arco del 2016.
Il trend asseconda uno stile di vivere più salutare, sul quale cerca di intervenire sul piano legislativo anche il ministro dell'Agricoltura, Christian Schmidt, che chiede ai produttori di modificare le ricette dei loro piatti pronti, riducendone il contenuto di sale, zuccheri e grassi. Soluzioni sollecitate dalla necessità di contrastare sul piano concreto le "malattie del benessere". In Germania, infatti, circa un adulto su due è in sovrappeso ed è in crescita il numero di pazienti che soffrono di diabete o malattie cardiovascolari.
La strategia del ministero dell'Agricoltura e dell'alimentazione prevede che entro la metà del 2018, in collaborazione con le imprese del settore, vengano individuati i valori limite.
Se il mercato tedesco o quelli del Nord Europa sono ampiamente consolidati e ormai maturi, il segmento del biologico si sta rafforzando non soltanto in Italia, ma anche nell'area mediterranea.
In base ai dati della Agence Bio, il consumo francese di prodotti biologici è aumentato del 21,7% nel 2016, arrivando a 7,1 miliardi di euro, contando anche la ristorazione, e rappresenta oggi il 3,5% del mercato alimentare a domicilio. "In quindici anni, il mercato è stato moltiplicato per sette", ha commentato nei giorni scorsi il direttore dell'Agence Bio, Florent Guhl. Nel 1999 il mercato valeva poco meno di 1 miliardo di euro, fluttuato a 5,9 miliardi nel 2015 e, come detto, a 7,1 miliardi nel 2016.
In Catalogna, oltre 170mila ettari sono coltivati in maniera biologica, con un giro d'affari che nel 2016 ha raggiunto i 401 milioni di euro, in crescita del 38% rispetto all'anno precedente. A dirlo è il Consiglio catalano della produzione agricola biologica (Ccpae), che ha individuato 3.200 operatori bio e una superficie incrementata del 21,1% sul 2015.
Crescono anche gli operatori zootecnici, rappresentati per il 51% da produttori di carne bovina, seguiti da allevatori di carne ovina (13%) e di capra (10%). Uno scenario dunque positivo, sostenuto da appositi programmi ministeriali per favorirne il consumo.