Si tratta di una prima serie di proposte, risultato del lavoro portato avanti dal Mipaaf in collaborazione con le regioni e le organizzazioni di categoria per valorizzare al meglio la distintività del modello agricolo italiano e dare risposte concrete ad agricoltori e allevatori.
Parole chiave: maggiore semplificazione, investimenti per l'innovazione, tutela del reddito e salvaguardia delle produzioni per garantire il futuro delle filiere. Per realizzare questi obiettivi il documento italiano propone di valorizzare meglio le Ocm come terzo pilastro della Pac, creare nuovi strumenti di gestione del rischio nell’ambito dei pagamenti diretti e tagliare la burocrazia dei programmi di sviluppo di rurale. L’Italia chiede anche un focus specifico su argomenti centrali come ricambio generazionale, sviluppo nelle aree interne e investimenti in ricerca e innovazione.
A 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma, l’Italia evidenzia la necessità di rilanciare l’azione europea, a partire proprio da una più forte politica agricola comune, alla luce anche delle nuove sfide globali: produrre di più ma in modo sostenibile, tutelando i milioni di agricoltori europei che garantiscono la produzione di cibo per 500 milioni di cittadini.
Le proposte italiane nel dettaglio:
Più semplificazione e investimenti mirati
L’obiettivo è assicurare risorse adeguate nel prossimo "Quadro finanziario pluriennale" (Qfp), indipendentemente dagli effetti della Brexit sul bilancio comunitario, da utilizzare per sostenere una spesa agricola non indifferenziata. Per questo è necessario stanziare risorse coerenti con gli obiettivi da perseguire. Da questo punto di vista, l’Italia ribadisce che l’utilizzo della superficie agricola come unica chiave di ripartizione delle risorse finanziarie destinate ai pagamenti diretti costituisce un criterio inadeguato rispetto agli obiettivi da raggiungere, in particolare riguardo alla crescita sostenibile e l’occupazione.
Un pagamento fondato solo sulla superficie non rappresenterebbe un incentivo a chi lavora e a chi investe, ma sarebbe una rendita a chi possiede, rischiando quindi di soffocare lo sviluppo del settore e il necessario ricambio generazionale.
Nuovi strumenti di gestione del rischio
Il modello basato su misure obbligatorie del primo pilastro (condizionalità e greening) e misure facoltative dello sviluppo rurale (agroambiente e indennità per svantaggi naturali) secondo l’Italia risulta poco efficace, molto complesso e a volte contraddittorio, anche a causa della diversità dei soggetti coinvolti nella gestione. La componente accoppiata dei pagamenti diretti deve essere in grado, in un quadro di semplificazione e sussidiarietà, di fornire sostegni mirati a settori sensibili e strategici, anche in funzione di pagamenti anticiclici.
Le recenti crisi di mercato hanno infatti dimostrato come gli attuali strumenti di gestione delle crisi siano obsoleti, costosi e non in grado di fornire risposte adeguate, tempestive ed efficaci. Le misure di gestione del rischio, trasferite al secondo pilastro della Pac con la riforma del 2014, risultano ancora poco diffuse, anche perché troppo complesse e scarsamente adeguate a salvaguardare il reddito degli agricoltori.
L’Italia chiede quindi di potenziarle, semplificarle e inserirle in un contesto programmatorio diverso dallo sviluppo rurale.
Fondare un terzo pilastro sulle ocm per migliorare i rapporti di filiera
È importante che la futura Pac consideri con maggiore attenzione la problematica della distribuzione del valore lungo la catena alimentare. Secondo l’Italia, la riforma della Pac deve costituire l’occasione per rafforzare gli strumenti disponibili, prevedendo, ad esempio, l’estensione del modello delle Organizzazioni comuni di mercato ad altri settori produttivi, come il latte, la carne o i cereali.
Le attuali Ocm hanno infatti dimostrato di saper sostenere efficacemente un processo di riorganizzazione di lungo periodo basato sull’innovazione e sull’orientamento al mercato, permettendo il superamento definitivo di situazioni di crisi. Basti pensare ai risultati raggiunti dalla organizzazione comune di mercato nel settore vitivinicolo, che ha consentito di abbandonare definitivamente una politica decennale di assistenzialismo basata sullo smaltimento di eccedenze attraverso costose misure di distillazione. Un analogo discorso può essere fatto per l’Ocm ortofrutta, che costituisce un evidente modello positivo per le imprese europee, in termini di miglioramento strutturale e di capacità di aggregazione.
Per l’Italia è quindi giunto il momento di allargare il perimetro di riferimento delle attuali Ocm ad altri settori produttivi (come appunto latte, carne, cereali e riso), qualificando questa modalità di intervento in un vero e proprio terzo pilastro della politica agricola comune.
Sviluppo rurale: regole semplici e tempi certi
Lo sviluppo rurale rappresenta una politica con precise ricadute territoriali, fortemente orientata alla competitività e all’innovazione ed è fondamentale per garantire l’occupazione e la tenuta socio-economica delle aree più fragili. L’Italia attribuisce da sempre grande importanza a questa politica, tanto che la dotazione finanziaria complessiva per il periodo 2015–2020 è la più alta della Ue a 28. Nel documento inviato ad Hogan si evidenzia perciò la necessità di confermare le risorse finanziarie in dotazione anche nella futura Pac, fornire regole semplici e garantire tempi certi.
A fronte di un quadro economico in continua evoluzione, è infatti cruciale evitare periodi di blocco dei finanziamenti pubblici e gravi discontinuità tra periodi di programmazione consecutivi. In quest’ottica, l’Italia chiede di sviluppare meccanismi tali da garantire maggiore continuità di accesso ai finanziamenti, assicurando erogazioni in tempi congrui e agevolando la transizione tra una programmazione e quella successiva.
Favorire il ricambio generazionale e tutelare le aree interne e montane
La nuova Pac deve necessariamente avere più attenzione al ricambio generazionale, con una dotazione specifica più alta per l’insediamento di under 40 in agricoltura e per accompagnare la crescita e il consolidamento di queste imprese. Questo tema intreccia in maniera inevitabile quello delle aree interne e montane dei Paesi Ue, dove c’è bisogno di maggior coordinamento tra i vari strumenti a disposizione e di interventi che siano più efficaci nella lotta allo spopolamento. Gli strumenti destinati alle aree più fragili devono essere rafforzati, per garantire la presenza e il mantenimento dell’attività agricola e la gestione forestale sostenibile.
L’Italia evidenzia quindi la necessità di semplificare le modalità di programmazione e prevedere maggiore flessibilità per gli Stati membri a programmazione regionalizzata; ridurre le informazioni e gli adempimenti necessari per l’approvazione e la modifica dei programmi e regole più flessibili per la loro gestione; programmare le risorse finanziarie nazionali, valutando la possibilità di una gestione nazionale relativamente agli obiettivi di spesa.
Valorizzare l'origine e la distintività
La distintività del modello agricolo europeo si manifesta in termini di sicurezza alimentare, salute dei consumatori, rispetto di regole chiare nel settore ambientale, salute pubblica e benessere animale. Secondo l’Italia è arrivato il momento di valorizzare adeguatamente queste caratteristiche del modello agricolo europeo attraverso un concreto incremento della trasparenza per dare la possibilità ai consumatori di conoscere e di riconoscere chiaramente i prodotti ottenuti nel rispetto di queste regole più stringenti e fare sì che i meccanismi di mercato possano operare correttamente.
Innovazione: la sfida dell'agricoltura di precisione e della ricerca agricola
Grande importanza riveste l’innovazione e il ruolo che i PEI possono svolgere nei processi di trasferimento delle conoscenze a livello aziendale e territoriale. L’Europa deve colmare un gap di sviluppo rispetto ad altri Paesi e c’è bisogno di investimenti mirati a carattere europeo per sviluppare piattaforme di elaborazione dei Big data agricoli, per dare continuità alla ricerca e al sostegno delle biotecnologie innovative e sostenibili, agli investimenti in tecnologie e agricoltura di precisione.
Per difendere il patrimonio europeo di biodiversità servono risorse adeguate e programmi di lungo periodo, una componente fondamentale per garantire il miglioramento del settore e accelerare anche il raggiungimento degli obiettivi ambientali della politica agricola comune.
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Fonte: Mipaaf