Portare per la prima volta il lavoro di qualità a essere una delle priorità della polita agricola comune.
Questo l’ambizioso obiettivo che si sono dati a Roma, presso il Palazzo della cooperazione,  i partecipanti al convegno di Fai, Flai e Uila dal titolo "Lavoro di qualità nella Pac del futuro", che ha registrato la presenza al tavolo dei relatori di Paolo De Castro, presidente gruppo progressisti della Comagri del Parlamento Ue; Eric Andrieu, vice presidente della stessa istituzione; Ivana Galli, segretario generale Flai-Cgil; Fabrizio Colonna, segretario nazionale Fai-Cisl e Stefano Mantegazza, segretario generale Uila-Uil.
 
Nel corso dell’incontro si è ripercorsa la storia della Pac, dal trattato di Roma che ne è la base alla genesi di quella attualmente in corso. Pressoché unanime è stato il giudizio degli intervenuti: nonostante i grandi meriti della Pac nel favorire nel corso dei decenni la crescita produttiva dell’agricoltura europea, non si possono non riconoscere anche aree in cui la politica agricola comune ha sostanzialmente fallito, favorendo di fatto l’abbandono delle campagne, creando distorsioni del mercato e trascurando totalmente la funzione sociale dell’agricoltura.

Nell’ambito della revisione della Pac attuale e futura, i sindacati hanno richiesto con forza che il lavoro di qualità assuma nella politica agricola europea quel ruolo centrale che gli spetta e che gli è stato sinora negato, a partire dall’introduzione di una vera premialità per le aziende che investono nelle risorse umane nel rispetto della legge e dalla negazione dei premi a quelle aziende colte a far ricorso a lavoro non regolare.

L’idea dei sindacati ha trovato una sponda senz’altro favorevole in Eric Andrieu, già relatore al parlamento europeo sul tema "Come la Pac può migliorare la creazione di occupazione nelle zone rurali". La relazione di Andrieu, che sarà votata nei prossimi giorni, mira a inserire nella Pac il lavoro come elemento essenziale di tutta la politica.
La Pac è a un bivio – ha detto Andrieu – a partire dal 2020 sarà necessaria una riforma radicale che ponga in primo piano agricoltori, qualità e ambiente. Le condizioni socioeconomiche alla base della Pac degli ultimi 50 anni non sono più valide e si rende necessaria la programmazione di un nuovo modello di agricoltura sostenibile, che tenga in giusto conto l’agricoltura estensiva e quella di sussistenza, ma soprattutto punti al sostegno e allo sviluppo delle piccole e medie imprese”.
 
Paolo De Castro e Eric Andrieu all'incontro "Lavoro di qualità nella Pac del futuro"
(Fonte immagine: © Alessandro Vespa - AgroNotizie)
 
Quello di portare il lavoro tra i temi prioritari della Pac è un lavoro che abbiamo iniziato con il commissario Fischler e proseguito con Dacian Ciolos. Non è una battaglia semplice ma, lavorando insieme, forze sociali e parlamento, sono sicuro che possiamo farcela”, ha detto Paolo De Castro sottolineando come allo stato attuale la visione del sociale nell’agricoltura europea sia di fatto totalmente assente e come la crescita di estremismi e nazionalismi in seno alle istituzioni europee rendano il lavoro ancora più complicato.
La sfida della prossima Pac è quella di aumentare i benefici pubblici e, contemporaneamente, semplificare elementi che si sono rivelati impraticabili, troppo complicati o inefficenti. Ci son diverse linee da seguire – ha proseguito De Castro – come, ad esempio, sostituire la diversificazione con la rotazione”. In ogni caso, secondo l’ex ministro dell’agricoltura, l’attuale politica agricola va resa "più sociale" e “attenta al lavoro, che deve diventare anch’esso un criterio di condizionalità per la concessione dei premi Pac, al pari di altri”.
 
Ha concluso i lavori Stefano Mantegazza. “Il problema del lavoro nero in agricoltura non è solo italiano ma riguarda tutti i paesi europei; - ha detto il segretario generale della Uila-Uil - per questo le stesse battaglie che stiamo conducendo nel nostro paese dobbiamo portarle avanti anche in Europa. Il sindacato si batte dal 2003 affinché i contributi della Pac siano indirizzati alle imprese in regola, che rispettano le leggi e i contratti e in quelle che investono di più nella creazione di lavoro di qualità”.
Ha poi concluso: “Le battaglie lunghe non ci spaventano”.