AgroNotizie ha intervistato Mario Catania, ministro delle Politiche agricole durante il Governo Monti, che segue da tempo la questione, già da quando era il titolare del dicastero agricolo.
Onorevole Catania, qual è lo stato dell’arte del consumo di suolo in Italia? Ci sono dati precisi sulla perdita di terreno fertile ogni anno nel nostro Paese?
"Dal 2012, ovvero da quando per la prima volta un disegno di legge sul consumo di suolo è stato approvato da un Consiglio dei ministri, il cemento ha divorato circa 80 mila ettari di terreno libero. I conti sono presto fatti: ogni anno perdiamo più di 25 mila ettari a causa dell’urbanizzazione selvaggia. Si tratta, tra l’altro, di suolo particolarmente pregiato, pianeggiante, fertile, fondamentale per la produzione di cibo e per le funzioni ecosistemiche come l’assorbimento delle acque piovane. Terreni persi irreversibilmente, perché, una volta cementificato, il suolo non potrà mai più tornare come prima.
Questo comporta, ovviamente, non solo una perdita di terreni coltivabili, essenziali per l’auto approvvigionamento alimentare di un Paese, ma anche il venir meno di una protezione naturale in caso di eventi climatici avversi".
Lei ha espresso la sua preoccupazione per possibili ulteriori ritardi nella calendarizzazione della legge sul consumo di suolo. Quando pensa che possa arrivare in Aula per la discussione?
"Il testo, licenziato dalle Commissioni competenti dopo un anno impiegato per il voto degli emendamenti, era stato calendarizzato per l’Aula alla fine dello scorso anno, salvo poi essere stoppato. Ora dovremmo vederlo approdare all’attenzione della Camera entro marzo, ma, se devo essere sincero, sono il primo ad essere molto scettico sul fatto che il Ddl venga davvero portato in Aula.
Se ci sarà un ulteriore slittamento vorrà dire che avranno vinto le forze trasversali che non vogliono fermare la cementificazione. In questi quattro anni di lavoro, abbiamo incontrato resistenze trasversali, nella maggioranza".
Cosa contiene il testo da lei promosso? Quali sono le misure per fermare il consumo di suolo in Italia?
"Questa legge prevede un meccanismo che pone dei paletti al nuovo consumo di suolo, in maniera forse un po’ macchinosa ma certamente più restrittiva rispetto alle norme attuali.
In particolare, lo strumento che direttamente protegge i terreni agricoli è il divieto quinquennale di mutamento di destinazione d’uso previsto per tutte le aree coltivate in favore delle quali sono stati erogati gli aiuti dell’Unione europea. Un ulteriore presidio, in attesa che entri in funzione la procedura di riduzione progressiva del consumo di suolo, è fornito dalle disposizioni transitorie che vietano per tre anni il consumo di nuovo suolo, ad eccezione di quello necessario per i lavori già previsti dai piani regolatori".
L’edilizia è sempre stata ritenuta, forse a volte in modo errato, un motore dell’economia e pure questo Governo ne ha dato dimostrazione. Che intenzioni ha, secondo lei, l’esecutivo in tale questione?
"L’edilizia ha ancora oggi un ruolo rilevantissimo nell’economia del nostro Paese, ma deve cambiare pelle. Bisogna ripartire dalla riqualificazione del patrimonio immobiliare degradato e la nostra proposta di legge va anche in questa direzione. Spero che anche il Governo abbia ben chiaro che questa legge non ha intenzione di imbrigliare l’edilizia ma intende guidarla verso una modalità di gestione più saggia del territorio".
Cosa si aspetta da questo disegno di legge? Riusciremo a fermare il consumo di suolo per rilanciare invece uno sviluppo agricolo ancora più importante?
"Rispetto alla legge che fu approvata, su mia proposta, nel 2012 dal Consiglio dei ministri del Governo Monti, il testo che abbiamo ora è il risultato di un lungo ping pong parlamentare, molto lontano da quello d’origine. Non è una legge perfetta perché frutto di un compromesso che si è reso necessario per far arrivare la legge in Aula, dove cercheremo con tutte le nostre forze di migliorarla. Ma, a questo punto, la domanda è: ci arriviamo in Aula, sì o no?”