Fra le più ottimiste le aziende vitivinicole, che, grazie al risultato della vendemmia e al buon apprezzamento dei vini di qualità sul mercato nazionale ed estero, continua a mantenere il valore più alto dell’indice di fiducia del ranking settoriale. In miglioramento annuale anche l’indice di fiducia delle imprese olivicole, mentre rimane piuttosto critica l’indice del settore lattiero-caseario, a causa della scarsa remunerazione del prezzo del latte alla stalla e il continuo ridimensionamento dei consumi nazionali di latte e formaggi.
Sul fronte dei listini agricoli, a livello nazionale si è registrato un ulteriore cedimento dopo il nuovo affondo dei prezzi internazionali. Con un valore pari a 115,4, l’Indice core elaborato dall’Ismea è l’indicatore che esclude le quotazioni a più elevata volatilità, specialemente per frutta e ortaggi freschi, in modo da cogliere la tendenza di fondo dei prezzi agricoli nazionali. Buono l’andamento delle vendite estere, nonostante la frenata della crescita delle economie emergenti. Nei primi nove mesi del 2015 l’export di prodotti agroalimentari italiani, spinto dall’euro debole, ha quasi sfiorato i 27 miliardi, 2 miliardi in più rispetto allo stesso periodo del 2014.
Crescono pure i consumi nazionali, che registrano un +2,2% in valore su base annua, mentre il dato rimane critico quando invece si considerano i prodotti a peso variabile, specialmente per il trend negativo seguito dai consumi di carni, formaggi e salumi. In questo caso il confronto con il 2014 è sfavorevole, con un -3% circa. Per quanto riguarda l’evoluzione del tessuto imprenditoriale nel settore agroalimentare, le elaborazioni di Unioncamere-Si.Camera su dati Infocamere, rilevano un terzo trimestre positivo sia nel settore primario che nella trasformazione industriale.
Saldo positivo per le aziende agricole, con 356 unità in più tra luglio e settembre. Oltre 748mila le imprese agricole registrate, ovvero il 12,4% sul totale delle imprese. Crescono le imprese degli under 35, quelle condotte da donne e anche l’imprenditoria straniere, mentre il saldo per l’industria alimentare è di +300 imprese, rispetto al trimestre precedente. Il rapporto di Ismea e Unioncamere guarda poi alle prospettive future, indicando come principali fattori di incertezza a livello internazionale il rischio di una frenata degli emergenti ancora più accentuata rispetto a quanto indicato dalle statistiche ufficiali.