I dati sono stati presentati dall'Osservatorio della cooperazione agricola italiana sulla base di un'analisi effettuata su un campione di 386 cooperative “avanzate” a marzo 2015.
Dallo studio è emerso inoltre come le cooperative alimentari italiane si riforniscano di materia prima principalmente dai propri soci, con percentuali che oscillano fra il 71% della zootecnia da carne, passando all'88% del comparto lattiero-caseario, fino all'89% per quanto riguarda il settore ortofrutticolo.
Buoni i dati relativi alle esportazioni, con una quota di fatturato realizzata di poco inferiore al 17%. La maggiore propensione all'export si riferisce al vino (33%), seguito da ortofrutta (23%) e latte (11%). Tra i prodotti esportati dalle imprese cooperative, prevale la percentuale riguardante i prodotti a marchio proprio (48%), seguiti da private label (26%) e prodotti finiti senza marchio del produttore (21%).
Rilevante anche la percentuale di Dop sui mercati esteri, con il 58% di Dop per il settore vitivinicolo e il 77% per i formaggi, mentre scende al 26% per l'ortofrutta e per la vendita del biologico (6%). Analizzando gli sbocchi principali sui mercati esteri, i paesi dell'Unione sono il principale mercato, ma sono in crescita anche i mercati extra-Ue.
L'82% dei prodotti ortofrutticoli vengono esportati in Ue, oltre a vendite in Svizzera, Norvegia, Russia e Nord Africa, mentre nei settori vitivinicolo e lattiero-caseario la percentuale di prodotto che va sul mercato comunitario scende rispettivamente al 59% e 64% a favore di paesi più lontani. Crescono le vendite di vino negli Stati Uniti, mentre i formaggi trovano grande appeal specialmente in Australia e Medio Oriente.
“L'indagine sull'export cooperativo realizzato dall'Osservatorio assume una particolare importanza perchè ci consente di recuperare informazioni sul trend di penetrazione e di vendita delle cooperative sui mercati esteri – ha spiegato Giorgio Mercuri, presidente dell'Alleanza delle cooperative agroalimentari – è necessario comprendere infatti quali sono le maggiori difficoltà che a tutt'oggi limitano la crescita dell'export. Tra le principali limitazioni risultano esserci i difficili rapporti con la Gdo estera, ma anche non adeguate competenze manageriali e la mancanza di un forte sistema Paese che accompagni le imprese cooperative. Su questi aspetti dovremo sicuramente a lavorare, con il supporto del ministero e di tutto il governo”.
“Le adeguate dimensioni sono un fattore nevralgico per garantire migliori performance di impresa – ha sottolineato Ersilia Di Tullio, responsabile cooperazione di Nomisma – sono infatti le imprese di maggiori dimensioni ad offrire il contributo positivo al ciclo economico e quelle che riescono a raggiungere più efficacemente i mercati esteri”.