In apertura, il presidente di Confagricoltura Verona Paolo Ferrarese ha voluto segnalare pubblicamente l’impegno di alcuni soci dell’Organizzazione che si sono particolarmente distinti nella loro attività imprenditoriale e ha affermato l’esigenza d’intraprendere finalmente la strada per una buona e sana politica amministrativa e di delineare le strategie per il settore agricolo.
Lorenzo Nicoli, presidente di Confagricoltura Veneto, è entrato subito nel cuore del problema: “La mancanza di una regia forte centrale e la litigiosità delle Regioni hanno creato l’aumento della burocrazia e dei costi alle imprese. Paghiamo, non solo in termini di aumento della tassazione come con l’Imu, ma più in generale con la frammentarietà degli interventi politici e l’assenza di una regia centrale. Non c’è una chiara direzione nazionale e si assiste sempre più al limite della Conferenza Stato-Regioni che non riesce a fare sintesi delle esigenze né del Paese, né di quelle locali. Le norme europee sono recepite a livello nazionale con un aumento burocratico delle stesse, lasciando, inoltre, spazio per un ulteriore appesantimento anche a livello regionale e determinando spesso un’applicazione ulteriormente ristrettiva e penalizzante di quanto previsto dalla normativa europea”.
Il professor Paolo Feltrin ha poi esordito: "La spesa pubblica locale è fuori controllo. L’illusione degli anni settanta che i mali storici del centralismo romano si risolvessero con la creazione di “piccoli stati” regionali si è rivelata inconcludente. In sostanza, l’idea di quegli anni era che le Regioni sarebbero state in grado di gestire meglio la cosa pubblica del Governo centrale attraverso il federalismo regionale. Così non è stato. Le Regioni come Organo politico hanno fallito, sono inadeguate per la gestione legislativa, ma possono essere un buon livello organizzativo come per la sanità nel Veneto. Si sono create amministrazioni che costano troppo e che sono inadeguate per un mondo globalizzato. La frammentazione decisionale non aiuta l’impresa. Il Veneto ha un’alta propensione all’esportazione, ma gli imprenditori devono però essere aiutati ad arrivare in pochi anni a superare la soglia dell’esportazione del 50% dei loro prodotti”.
La tavola rotonda che ne è seguita, coordinata dal vice direttore nazionale dei Tg regionali Beppe Gioia, ha permesso l’approfondimento di questi temi allargando l’orizzonte all’Europa grazie all’intervento, svoltosi in videoconferenza, con l’europarlamentare Paolo De Castro. “L’Italia ha un reale problema di rappresentanza del mondo agricolo in Europa, spesso mancano la coesione e le disposizioni chiare da parte del nostro Paese. E’ in Europa dove si assumono le decisioni fondamentali per l’agricoltura italiana”. L’assessore regionale uscente Franco Manzato ha ringraziato Confagricoltura Veneto per la collaborazione che l’Organizzazione ha sempre dato al suo assessorato, anche se non sono mancate le diverse visioni e opinioni sempre espresse con rispetto reciproco e nello spirito costruttivo. Così ha poi aggiunto: "Con la programmazione del nuovo Psr abbiamo attuato una politica di semplificazione. Nel Veneto circa il 3% delle aziende agricole chiudono, sono aziende piccole e marginali, il futuro sarà di quelle che riusciranno a rimanere sul mercato e il Psr è stato pensato per sostenerle attraverso vari incentivi. Ricordo che purtroppo la Regione del Veneto non ha autonomia finanziaria. Concordo sulla necessità che ci sia una forte strategia nazionale in merito al made in Italy e di promozione dei nostri prodotti all’estero, promozione che però deve essere effettuata in collaborazione con le Regioni”.
Forte e stimolante la conclusione del presidente nazionale di Confagricoltura Mario Guidi: "La nostra agricoltura è figlia delle scelte, o non scelte, che sono state prese negli anni scorsi. Si è ricercato il consenso elettorale senza avere come priorità il futuro delle nostre aziende agricole. Si è guardato al contingente e non a una strategia, a un percorso di crescita. Il nostro sistema amministrativo e politico attuale è adeguato alle nostre necessità? Ha ancora senso il rituale delle consultazioni nelle Commissioni agricoltura della Camera e del Senato? Ritengo che ci sia la necessità di una forte revisione della macchina dello Stato, ma anche del sistema complessivo della rappresentanza, anche sindacale. Paghiamo lo scotto di una visione deformata che si dà della nostra agricoltura che non la rappresenta. Di un’agricoltura, spesso edulcorata anche dalla stampa, che rappresenta il settore come una sorta di ambiente bucolico che nella realtà non esiste più. Nei miei quattro anni di presidenza ho visitato l’intera agricoltura italiana e pertanto ne conosco le difficoltà, ma anche le sue notevoli potenzialità. Per troppo tempo abbiamo accusato gli altri per i nostri fallimenti o per i mancati raggiungimenti dei nostri obiettivi. E’ giunta l’ora di questa presa di coscienza e, consapevoli della forza e della capacità dei nostri imprenditori, di prendersi la responsabilità del nostro futuro. Abbiamo già compiuto un grande salto qualitativo andando con coraggio oltre gli storici steccati ideologici che ci potevano separare da altre Organizzazioni e abbiamo creato Agrinsieme, una forte organizzazione che riunisce sotto un’unica casa il mondo sindacale agricolo, ad eccezione di un sindacato che è rimasto isolato, e quello della cooperazione tutta. Noi abbiamo fatto la nostra parte nell’unione sindacale, ora sta alla politica fare la sua. Dobbiamo affrontare il futuro con l’aggregazione del prodotto e con una maggiore condivisione e coesione della visione imprenditoriale fra le nostre aziende agricole. Il futuro sta nelle nostre mani!”.
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Fonte: Confagricoltura Veneto