Questi dati e considerazioni sono emersi nel corso del convegno nazionale promosso dalla Cia - Confederazione italiana agricoltori sul tema “Verso il territorio come destino”, che si è tenuto a Bologna.
“Anche se il Paese continua a respirare una crisi persistente - ha evidenziato il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, nel suo intervento - nell’agricoltura e nel territorio rurale ci sono sempre nuove idee ed energie per superare l’impasse e creare ulteriori occasioni di reddito e sviluppo. E infatti nelle aziende diversificate il contributo della multifunzionalità sulle entrate complessive arriva al 25%, superando il 30% nel caso delle imprese agricole under 40, grazie anche a una maggiore attitudine al rischio e propensione a fare innovazioni di processo e di prodotto. Ma anche grazie a una più elevata sensibilità per le tematiche sociali e ambientali”.
Secondo l’analisi della Cia, supportata da un’indagine recente realizzata in collaborazione con il Censis, “l’impresa agricola recupera vigorosamente una dimensione sociale, culturale, che si affianca a quella puramente economica: propone e influenza stili di vita e di consumo, fa innovazione sociale, produce esternalità positive nella società e nel modo di concepire l’impresa, il territorio, il mercato, le relazioni umane e famigliari. Basti pensare al fenomeno della multifunzionalità dell’agricoltura, e in particolare agli agri-nidi, alle fattorie sociali e didattiche, agli agriturismi, ma anche alla crescente attenzione verso la responsabilità sociale d’impresa all’interno del comparto: fenomeni, questi, che insieme al fermento economico, rappresentano i principali fattori di mutamento all’interno del nostro patrimonio agroalimentare, e dai quali il 39,7% degli italiani, e specialmente quelli del Centro (44,5%) - dove queste dimensioni sono ben più radicate - si aspetta che possa derivare l’impulso al cambiamento della vita materiale, e non solo. Soltanto dalla riqualificazione del patrimonio artistico e architettonico (55,3%) sembrano derivare potenziali d’impatto ancora più profondi, anche per via della situazione più complicata che esso attraversa, e che rappresenta ormai un problema strutturale per il nostro Paese”.
Multifunzionalità prima di tutto, dunque. Infatti, il segreto del successo delle imprese agricole più competitive è la valorizzazione delle attività connesse, associate a quelle classiche, che in 7 casi su 10 sono interpretate in chiave innovativa. Ma sempre nel solco delle tradizioni, delle tipicità locali e dell’ecosostenibilità.
Alla domanda - rivela la Cia - di indicare in quali settori incentiverebbero un figlio, nipote o conoscente a puntare per il futuro nella scelta degli studi e del lavoro, se il 48,2% degli italiani si orienta verso le nuove tecnologie (nanotecnologie, biotecnologie, bioingegneria), il 16% propende per l’agricoltura, nonostante in più casi questa contempli la necessità di assumersi il rischio d’impresa e resti un mondo complesso, in cui accedere non sempre è semplice. Peraltro, se si aggrega il dato riferito all’agricoltura a quello riportato dalle nuove energie (32,3%) e dal turismo (21,8%), attività strettamente interrelate alla prima, in un’ottica di multifunzionalità che sempre più trova spazio nel settore primario, la soglia riferita alle nuove tecnologie - conclude la Cia - è largamente superata.
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