Sulla proposta di aumentare al 20% il quantitativo minimo di succo di arance nelle bibite denominate aranciate, la posizione delle imprese industriali è fortemente critica, "in quanto sono evidenti i danni reali, comprensibili i rischi ed assolutamente non certi i benefici".

Le dichiarazioni dei rappresentanti dell’agricoltura in audizione in Senato mercoledì 9 luglio sull’esigenza di una strategia condivisa fra produttori e industriali conferma il giudizio di una norma che non produce benefici certi all’agricoltura, ed anzi favorisce una potenziale contrazione dell’impiego di succo italiano.

Il presidente Aurelio Ceresoli evidenzia che “la scelta autolesionista di applicare i nuovi divieti alla sola produzione italiana, approvata alla Camera, favorisce i competitor degli altri Paesi che potranno vendere in Italia a prezzi più competitivi. Aspetto che in un momento di contrazione del potere di acquisto incide nelle scelte di acquisto".

Questo metterà in ulteriore crisi il mercato delle aranciate fatte in Italia con, a cascata, inevitabili riflessi sugli acquisti di succo italiano.

"Si frena la competitività della produzione, oggi in Italia, e si incentivare l’acquisto di bevande prodotte in altri Paesi a scapito di quelle fatte in Italia con approvvigionamento da fornitori nazionali - spiega Assobibe - Non esattamente scelte di politica per rilancio e tutela dei livelli occupazionali. E’ condivisibile l’invito odierno di Distretto Agrumi italiani ad individuare soluzioni meno dannose e costruttive”.