La moratoria, di carattere urgente e temporaneo, durerà 12 mesi e si propone di impedire la prossima semina anche nel caso in cui alcuni imprenditori agricoli del Friuli Venezia Giulia dovessero vincere il ricorso, presentato al Tar del Lazio e in discussione il 9 aprile prossimo, contro il decreto interministeriale che ha vietato a tutto il 2014 la coltivazione in Italia del mais Ogm "MON810".
La norma approvata ieri, secondo la Giunta regionale, "non è dettata da motivazioni ideologiche, ma è frutto di una riflessione pacata e di un'analisi rigorosa delle prospettive del settore agricolo in Friuli Venezia Giulia", si legge in una nota.
La moratoria di 12 mesi è stata introdotta in attesa delle decisioni dell'Unione europea rispetto alle proposte del Friuli Venezia Giulia in materia di coesistenza.
La Regione, insomma, non mette in discussione il principio della coesistenza sancito dall'Unione europea, ma dimostra con evidenza scientifica che in una regione come il Friuli Venezia Giulia, "per la frammentazione della proprietà, la convivenza fra coltivazioni Ogm e coltivazioni naturali e biologiche risulta impraticabile. L'obiettivo è tutelare un modello di agricoltura basato su una pluralità di produzioni di alta qualità".
Dura la reazione di Futuragra e Agricoltori Federati che "rigettano totalmente la moratoria". La legge, scrivono, "è in palese contrasto con le normative europee che impediscono agli Stati membri di vietare la coltivazione di Ogm per motivi diversi dal sussistere di un grave rischio per la salute o l’ambiente, rischi a oggi mai dimostrati da nessuno studio scientifico".
“Ci faremo immediatamente promotori del diffuso malcontento degli agricoltori italiani - commentano Duilio Campagnolo, presidente di Futuragra, e Giorgio Fidenato, presidente degli Agricoltori Federati - promuovendo una causa comune contro la Regione per chiedere il pagamento dei danni di mancato reddito causati dal divieto alla campagna di semina 2014. Già nei prossimi giorni studieremo le azioni legali per proteggere il diritto dei nostri imprenditori agricoli di produrre cibo sano, nel rispetto della salute dei consumatori e dell’ambiente e con un maggiore guadagno per le imprese”.