I sequestri
Le organizzazioni criminali legate a mafia, camorra e ‘ndrangheta - sottolinea la Coldiretti - sono state tutte coinvolte nelle operazioni più rilevanti dei primi due mesi del 2014. All’inizio dell’anno gli agenti della Dia di Caltanissetta hanno sequestrato beni per un valore di 45 milioni di euro di cui facevano parte 10 imprese, 25 fabbricati, terreni per un estensione complessiva di circa 150 ettari e numerosi conti correnti bancari, tutti riconducibili a un imprenditore della provincia di Palermo, residente a Caltanissetta, ritenuto essere soggetto in contatto e interlocutore privilegiato di personaggi di spicco di Cosa nostra nei territori di Caltanissetta e Palermo. Si è fatta luce su un terreno con annessa azienda agraria utilizzato come riserva di caccia ad uso dei più noti esponenti della mafia siciliana, e beneficiato anche da ingenti contributi pubblici erogati dall'Agea.
Una vera e propria holding nel settore della ristorazione si era insediata a Roma dove i Carabinieri hanno sequestrato 23 locali, tra ristoranti-pizzerie e bar dal più noto "Pizza Ciro" in via delle Mercede, tra piazza di Spagna e Montecitorio, ma anche "Ciro & Ciro", "Zio Ciro", "Pummarola e Drink", "Sugo" e la gelateria "Ciucculà" al Pantheon. Un impero creato, secondo quanto reso noto dagli inquirenti, nell'ambito del maxi blitz contro il clan Contini di Napoli, dai fratelli napoletani Salvatore, Antonio e Luigi Righi ai quali è stato contestato il concorso esterno in clan camorristico.
Immobili, aziende e numerosi rapporti finanziari per un valore di circa 250 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia a Palermo, in una complessa operazione che ha portato alla luce le rilevanti attività economiche dell'organizzazione mafiosa facente capo al clan dei Galatolo, legate al mercato ortofrutticolo e al suo indotto. Secondo l'accusa, monopolizzavano i commerci anche col ricorso ai servizi forniti dalla cooperativa "Carovana Santa Rosalia", operante nella compravendita di merce, facchinaggio, parcheggio, trasporto e vendita di cassette di legno e materiale di imballaggio. Si poteva prestabilire così il prezzo dei prodotti ortofrutticoli a cui gli operatori dovevano uniformarsi, controllare il trasporto su gomma da e per la Sicilia occidentale e i principali mercati di approvvigionamento delle derrate alimentari nel centro Italia, gestire le attività connesse al commercio all'interno del mercato di Palermo.
A fine febbraio la Guardia di finanza di Crotone ha eseguito sei nuovi provvedimenti di custodia cautelare, disposti dal gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia nell'ambito dell'indagine "Insula" a seguito di nuove risultanze investigative che evidenziavano sostanzialmente la compromissione degli organi amministrativi e tecnici del Comune di Isola Capo Rizzuto, i quali sarebbero stati pienamente consapevoli dell'interesse della cosca Arena all'aggiudicazione della gara per la gestione di un terreno confiscato alla stessa famiglia di 'ndrangheta. L'integrazione investigativa ha consentito una ricostruzione della vicenda sull'aggiudicazione della gara pubblica per l'affidamento del servizio di raccolta dei finocchi coltivati su circa 39 ettari di terreno già oggetto di sequestro e confisca alla famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto.
Volume d'affari di circa 14 miliardi nel 2013
La tendenza in atto è destinata a far salire il volume d'affari complessivo della criminalità organizzata che, secondo il rapporto Agromafie Coldiretti/Eurispes, aveva raggiunto circa 14 miliardi di euro nel 2013, con un aumento record del 12 per cento rispetto a due anni fa, in netta controtendenza rispetto alla fase recessiva del Paese, perché la criminalità organizzata trova terreno fertile nel tessuto economico indebolito dalla crisi. "Le mafie – sottolinea la Coldiretti - controllano in molti territori la distribuzione e talvolta anche la produzione del latte, della carne, della mozzarella, del caffè, dello zucchero, dell’acqua minerale, della farina, del pane clandestino, del burro e, soprattutto, della frutta e della verdura. Potendo contare costantemente su una larghissima e immediata disponibilità di capitale e sulla possibilità di condizionare parte degli organi preposti alle autorizzazioni e ai controlli, si muovono con maggiore facilità rispetto all’imprenditoria legale. Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione impongono la vendita di determinati marche e prodotti agli esercizi commerciali".
"Alcune stime - precisa la Coldiretti - valutano almeno 5.000 locali di ristorazione in Italia in mano alla criminalità organizzata (bar, ristoranti, pizzerie), nella maggioranza dei casi intestati a prestanome. Questi esercizi, oltre che per i profitti diretti, vengono utilizzati come copertura per riciclare denaro sporco. In alcuni casi agenti dei clan rappresentano specifici marchi alimentari, che impongono in tutta la loro zona di influenza. Per raggiungere l’obiettivo i clan ricorrono a tutte le tipologie di reato tradizionali: usura, racket estorsivo, furti di attrezzature e mezzi agricoli, abigeato, macellazioni clandestine, danneggiamento delle colture, contraffazione e agropirateria, abusivismo edilizio, saccheggio del patrimonio boschivo, caporalato, truffe ai danni dell'Unione europea. A tutte le pressioni e minacce, esercitate nei confronti degli agricoltori del Mezzogiorno, si aggiungono i nuovi sistemi di condizionamento mafioso per imporre dazi illegali e assorbire grosse fette del settore. Secondo la Direzione investigativa di Roma ben il 15 per cento del fatturato realizzato dalle attività agricole appartiene all’illecito. Mettendo le mani sul comparto alimentare le mafie hanno inoltre la possibilità di affermare il proprio controllo sul territorio".
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Fonte: Coldiretti