Sono incoraggianti i dati sul Pil italiano relativi all’agricoltura (+0,8%) a conferma della centralità e dell’importanza del settore all’interno del sistema economico del nostro Paese. La crescita tendenziale nello scorso anno è risultata positiva nel solo comparto primario a testimonianza delle potenzialità che esso può esprimere, anche in un momento di crisi economica. Sono convinto che l’apporto dell’agricoltura all’economia italiana sia fondamentale, ora dobbiamo andare avanti spediti con provvedimenti utili a sostegno delle imprese e del comparto”. Così il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha commentato i dati diffusi oggi dall’Istat relativi al Prodotto interno lordo nel quarto trimestre del 2013 che presenta un aumento dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, diminuendo però dello 0,9% su base annua (le stime prevedevano un calo dello 0,8%).

Nel 2013 il Pil corretto per gli effetti di calendario è diminuito dell'1,8%. Rispetto al trimestre precendente, gli investimenti fissi lordi sono aumentati dello 0,9%, mentre i consumi finali nazionali sono rimasti invariati. Le importazioni sono aumentate dello 0,2% e le esportazioni dell'1,2%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per 0,1 punti percentuali alla crescita del Pil: è stato nullo il contributo dei consumi delle famiglie e della spesa della pubblica amministrazione, mentre quello degli investimenti fissi lordi è stato positivo per 0,1 punti. La variazione delle scorte ha contribuito negativamente (-0,4 punti percentuali), mentre la domanda estera netta ha fornito un apporto positivo per 0,3 punti percentuali. Il valore aggiunto ha segnato una variazione congiunturale positiva nell'agricoltura (0,8%) e nell'industria in senso stretto (0,1%), nulla nei servizi e negativa (-0,7%) nelle costruzioni. In termini tendenziali, il valore aggiunto è diminuito in tutti i comparti ad eccezione dell'agricoltura.

Coldiretti, analizzando i dati, evidenzia che il valore aggiunto dell’agricoltura riprende a salire dopo due anni consecutivi in calo, anche se rimane su valori più bassi da almeno un decennio. "Il valore aggiunto dell’agricoltura a prezzi base con valori concatenati nel 2013 è stato - sottolinea l'organizzazione - di 26,98 miliardi di euro ed è stato fortemente condizionato dall’andamento climatico avverso che ha provocato gravi danni al settore".

"Non si può più eludere il contributo che l'agricoltura può garantire per superare la crisi e avviare la crescita". E' questo il commento di Copagri in merito ai dati e aggiunge: "Il settore deve entrare a pieno titolo nell'agenda economica del Governo; si auspicano quindi misure concrete in grado di assecondare i segnali che arrivano dalle aziende agricole italiane. Su base annua il valore aggiunto è cresciuto solo in agricoltura (+1,8%), mentre negli altri comparti emergono solo segni negativi. I positivi risultati del settore primario acquistano un valore ancora più significativo se si considerano il calo dei consumi interni, l'aumento dei costi produttivi, gli oneri burocratici, l'insostenibilità della pressione fiscale e le conseguenze del maltempo. Nonostante ciò l'agricoltura mostra vitalità, produttività e grandi potenzialità".

Sollecitazioni al Governo a guardare con maggiore attenzione ai problemi degli agricoltori italiani arrivano anche dalla Cia che sottolinea come "in una fase di crisi nera per i consumi alimentari (-3,1% nel 2013), il sistema agroalimentare ha dimostrato di essere un volano per la ripresa del Paese, trainando l’export made in Italy, con un +6% lo scorso anno, per un valore di oltre 34 miliardi di euro. In più ha aperto nuovi sbocchi d’impresa soprattutto per i giovani".

Confagricoltura osserva: “Ha ragione il ministro Martina sulle potenzialità del settore e sul fatto che bisogna insistere con provvedimenti a sostegno del comparto; non va dimenticato che, rispetto al 2005, il settore primario ha perduto valore aggiunto per 1,9 miliardi, con una flessione del 6,3%. Se proseguirà questa tendenza sarà ben difficile recuperare il gap di redditività in termini di valore aggiunto registrato sinora”.