In Cina, dopo una crescita esponenziale degli acquisti di vini stranieri da parte dei consumatori cinesi passati nell’arco di un ventennio da 1,7 milioni a 1.170 milioni di euro, il 2013 mostra un calo rispetto all’anno precedente di quasi il 5%. Sul fronte dei volumi, la percentuale di riduzione è più o meno simile: 4,4% a fronte di 3,77 milioni di ettolitri contro i 3,94 milioni, sempre riferiti al 2012. Di quei 60 milioni di euro che mancano all’appello, metà deriva dagli imbottigliati e metà dallo sfuso. Ma mentre per quest’ultima tipologia si evidenzia anche un calo nei volumi importati di circa il 27%, nel caso dei vini fermi imbottigliati la quantità non è calata, anzi è cresciuta del 5%. Sembra esserci stato un effetto sostituzione tra prodotti a più alto posizionamento di prezzo con altri più “economici” (e in questo può aver giocato un ruolo “deterrente” sugli importatori l’indagine anti-dumping minacciata dalle autorità cinesi nei confronti dei vini europei). A testimoniare questa tendenza vi è il calo subito dalla Francia (-12,5%) nel valore delle esportazioni di vini imbottigliati in Cina andato a beneficio degli altri competitor, prima fra tutti l’Italia che all’opposto ha incrementato il proprio export di oltre l’11%. Lo stesso dicasi per gli spumanti. Anche in questo caso la Francia ha lasciato sul campo un analogo -12,5% a fronte di una crescita esponenziale dei prodotti, il cui export in valore è quasi raddoppiato (+86%).
Negli Stati Uniti le importazioni sono diminuite sul fronte dei volumi (-6% misurato in euro), ma il calo ha riguardato solamente gli sfusi: sul versante dei fermi imbottigliati e degli spumanti/frizzanti si è registrata una crescita (rispettivamente del 3% e 9%) che si è riflessa anche sui valori (+3% e +2%). La perdita a livello complessivo è dipesa dal fatto che gli sfusi pesano sui volumi totali di vino importato per quasi un terzo. I vini italiani hanno “sovraperformato” il mercato: l’import dall’Italia è cresciuto in valore del 5,5%, superando il 9% nel caso degli spumanti. In Brasile, il calo ha interessato tutte le tipologie: dai fermi imbottigliati (-6% in valore rispetto al 2012), agli spumanti/frizzanti (-11%) e agli sfusi (-34%). Nel caso degli imbottigliati, tra i principali esportatori solo la Francia ha messo a segno un +3,5% di crescita, mentre l’Italia ha registrato una perdita del 2,7%.
Nel caso del Giappone, a fronte di una diminuzione nei valori dell’import totale di vino (-4%) si è registrato all’opposto una crescita nei volumi (+2%). Sono diminuite le importazioni in valore di vini fermi imbottigliati e spumanti, rispettivamente, del 3% e 9%. A farne principalmente le spese in entrambi i segmenti è stata la Francia mentre l’Italia ha tenuto negli imbottigliati (+1%) ma è arretrata negli spumanti (-4%).
In Canada si è manifestato un leggero arretramento dell’1% sia nei valori che nei volumi complessivi di import di vino. L’Italia è riuscita a incrementare i propri flussi di export: per gli spumanti si è registrato un aumento del 3% in valore e del 9% nelle quantità.
Infine la Russia, l’unico mercato tra quelli considerati dove l’import di vino ha messo a segno una crescita non indifferente: +12% a valore, a fronte di un +2% nei volumi. Anche in questo mercato i vini italiani hanno conquistato ulteriori posizioni, a seguito di un incremento nei flussi di vino esportato superiore al 20%. Nel caso degli spumanti, l’import dall’Italia è aumentato del 49% in termini economici, a fronte di una crescita del 43% nei volumi, con una quota oggi pari al 63% dell’import di spumante in Russia, contro il 27% della Francia.
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Fonte: Wine Monitor Nomisma