La scelta di un menu italiano per i pranzi ed i cenoni delle feste e regali enogastronomici made in Italy da mettere sotto l’albero salva circa trentamila posti di lavoro.

E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti “Il Natale sulle tavole degli italiani”, presentata all’assemblea nazionale, dalla quale si evidenzia che le scelte di Natale degli italiani quest’anno sono decisive per la sopravvivenza di molte imprese.
Quasi sette italiani su dieci (67 per cento) vogliono acquistate prodotti made in Italy per la tavola del Natale per aiutare l’economia nazionale o garantire maggiori opportunità di lavoro in un momento di difficoltà, che sta portando alla chiusura di molte imprese e alla perdita di occupazione.
"Questo purtroppo non è sempre possibile perché – riporta la Coldiretti - le etichette ingannano".
Coldiretti denuncia che circa un terzo della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchi made in Italy contiene materie prime straniere, all’insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole. E spesso oltre all’inganno la scarsa trasparenza delle etichette nasconde vere e proprie contraffazioni, come dimostrano i sequestri effettuati dai carabinieri dei Nac e dei Nas per garantire un Natale sicuro agli italiani.

Secondo Coldiretti, gli inganni del finto made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere.
Questo accade perché per oltre la metà della spesa l’etichetta non è trasparente: non è stata ancora data applicazione ad una legge approvata nel 2011 dal Parlamento che prevedeva l’indicazione obbligatoria dell’origine delle materie prime impiegate. Ad oggi l'obbligo di indicare la provenienza vale solo per carne bovina (dopo l’emergenza mucca pazza), pollo (dopo l’emergenza aviaria), per l’ortofrutta fresca, le uova, il miele, il latte fresco, la passata di pomodoro e l’ extravergine di oliva, anche se in questo caso serve una lente di ingrandimento per riconoscerlo. Non c’è invece l’obbligo - denuncia la Coldiretti - per pasta, succhi di frutta, latte a lunga conservazione, formaggi, carne di maiale, salumi, concentrato di pomodoro o sughi pronti per i quali viene invece indicato solo il luogo di confezionamento o di ultima trasformazione che puo’ facilmente tranne in inganno.

Per sostenere le imprese, il lavoro e il territorio italiano durante lo shopping alimentare di Natale va ricordato che alcuni produttori – sottolinea la Coldiretti - indicano però volontariamente in etichetta la provenienza: è quindi possibile trovare latte a lunga conservazione 100 per cento italiano e pasta con grano totalmente italiano, magari garantiti dal marchio Fai (Firmato dagli agricoltori italiani) o a denominazione di origine protetta.