Con un fatturato consolidato che supera i 35 miliardi di euro e un numero di occupati che ha raggiunto le 94.000 unità, le 5.900 imprese e consorzi cooperativi attivi in Italia rappresentano un sistema produttivo ed economico saldamente in mano agli agricoltori che gestiscono l’intera filiera agroalimentare. Il quadro aggiornato della cooperazione associata e del suo ruolo nell’agroalimentare italiano è stato reso noto oggi, 3 luglio, durante la presentazione alla stampa dell’ultimo Rapporto dell’Osservatorio sulla cooperazione agricola: istituito dal ministero delle Politiche agricole, ne fanno parte le cinque organizzazioni nazionali di rappresentanza attive in campo agroalimentare Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, Unci e Unicoop.

Alle cooperative aderiscono oltre 993.000 soci, con una significativa incidenza di produttori associati a più cooperative specializzate nei diversi settori produttivi. Rispetto all’ultima rilevazione del 2008, è in crescita sia il numero di cooperative (+1,1%) che quello del fatturato (+2%): positiva anche la tenuta dell’occupazione (+0,5%) che risulta in netta controtendenza rispetto all’andamento del settore alimentare che, nello stesso periodo ha registrato -1,7% di occupati.

Distribuzione geografica 
Permane la diseguale crescita tra le aree settentrionali, che rappresentano l’81% del fatturato complessivo e quelle centro-meridionali (19%). Risultano in aumento i casi di integrazione interregionale tra le diverse circoscrizioni territoriali e le esperienze delle “cooperative unitarie”, le cooperative che hanno adesioni multiple alle Organizzazioni cooperative di rappresentanza, che hanno raggiunto l’11% dell’intero fatturato cooperativo. “L’indagine presentata oggi dimostra – ha commentato il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini – che il sistema cooperativo costituisce circa un quarto dell’alimentare italiano ma con la distintività di rappresentare quasi esclusivamente la materia prima conferita dai produttori”.

Il rapporto tra la cooperative e la base associativa
Nel rapporto c’è un focus specifico sulla cooperazione maggiormente avanzata che si connota per assetti organizzativi complessi, forte dinamismo sui mercati più evoluti e significative dimensioni. Questa realtà cooperativa dimostra comportamenti virtuosi anche in riferimento alla mutualità prevalente, ovvero alla percentuale di prodotto conferito dai soci che risulta, mediamente, dell’82%, con punte dell’88% nel settore ortofrutticolo e vitivinicolo. 

Le dimensioni di impresa 
Il fatturato delle cooperazione agroalimentare è realizzato per l’80% da aziende di dimensioni medio-grandi, mentre il 67% delle cooperative più piccole realizzano solo il 6% del fatturato. “La disaggregazione delle cooperative per classe di fatturato – ha spiegato Ersilia Di Tullio di Nomisma, responsabile scientifico dell’Osservatorio – evidenzia una spiccata differenziazione fra cooperative di piccolissime dimensioni e realtà di grande rilievo economico. I due tipi di impresa coesistono perché offrono specifiche risposte alle diverse esigenze della base agricola e del mercato” .
Per quanto riguarda la gestione economico-finanziaria delle cooperative, l’intervento dell’esperto di cooperazione agroalimentare Paolo Bono di Nomisma ha mostrato come sia confortante la tenuta dell’equilibrio finanziario dovuto tra l’altro al positivo apporto dell’autofinanziamento (i prestiti da soci ) che ha mitigato, seppure parzialmente, le difficoltà di accesso al credito negli ultimi anni.

Il peso economico dei diversi settori
Fra i diversi settori produttivi quelli zootecnici e l’ortoflorofrutticolo hanno maggiori dimensioni assolute, ma anche i servizi e il vitivinicolo hanno un ruolo di rilievo. “I dati presentati oggi – ha commentato il direttore generale Promozione e qualità alimentare del ministero delle Politiche agricole Stefano Vaccari – hanno messo in luce la capacità del modello cooperativo di legare competitività sui mercati e solidarietà tra i produttori”.