Cno e Unaprol, le due organizzazioni nazionali dei produttori di olio di oliva, stanno conducendo, insieme ad altri attori della filiera olivicola nazionale, “Una battaglia a favore della trasparenza, della qualità e della tutela del reddito degli agricoltori", afferma Gennaro Sicolo, presidente del Cno, che aggiunge “in questo modo le aziende potranno distinguere la loro offerta sullo scaffale con un prodotto che sia certificato con l’alta qualità italiana”.
Il nome alta qualità presuppone una differenziazione della classe dell’extravergine che si presenta molto ampia in termini di gamma di prezzi, con forti differenze (+120%) tra le quotazioni degli oli Dop e Igp e il prodotto extra vergine base. Tra il prodotto Dop e Igp, i cui volumi sono ormai stabili intorno al 2% del mercato e gli extra di base, venduti a prezzi molto inferiori, c’è una vasta area di potenziale valore che non trova proposte coerenti in grado di posizionarsi. I numeri dicono che c’è spazio per un aumento dei consumi dell’olio extra vergine di oliva di qualità in Italia e nel mondo e come la quota dell’extra vergine confezionato sul totale dell’olio di oliva confezionato nel 2011 si è attestata al 77% dopo tre anni in cui era ferma al 76%.
Nel 2012, in Italia, sono stati venduti complessivamente circa 218milioni di litri di olio per un valore di 850milioni di euro; per le Dop si evidenzia una leggera crescita per i volumi (+1%) e una stabilità per il valore; per il bio la tendenza positiva riguarda sia i volumi, sia i valori (rispettivamente +1% e +3%). Tale dinamica rileva che l’extra vergine convenzionale è sottoposto ad una forte pressione promozionale che soddisfa una domanda di massa attenta al prezzo.
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