E' passato il decreto 'Salva Italia' che porta in dote tanti sacrifici per gli italiani e poggia pesantemente sull’agricoltura, allargando l’Imu (ex Ici) a terreni e fabbricati agricoli. Per agricoltori e contadini stretti tra le difficoltà di raggiungere redditi soddisfacenti e di avere un decente accesso al credito, è un provvedimento molto pesante.
L’Imu per i terreni coltivati, curati, per i boschi puliti, i pascoli tenuti, le stalle e i rifugi per gli animali sono improprie in quanto sono tra i più preziosi beni pubblici che abbiamo in Italia. E' come far pagare l’Ici ai parchi urbani o ai parchi nazionali. Solo per citare uno dei servizi che agricoltori e contadini offrono alla collettività ricordiamo che sono proprio loro, e non altri, a garantire l’equilibrio idro-geologico del Belpaese, come i recenti disastri alluvionali hanno ampliamente dimostrato.
Certo bisogna fare dei distinguo: in un momento di crisi come quello che sta passando l’Italia tutti devono contribuire, l’Imu su fabbricati e terreni agricoli e forestali non coltivati o utilizzati come tenute di campagna è assolutamente giusta, e anzi aiuterebbe a rendere i terreni disponibili per l’affitto a nuove leve disponibili ad entrare in agricoltura. Così come è giusta per fabbricati adibiti all’attività agricola intensiva, non legata alla terra. Per coltivatori diretti, imprenditori agricoli e cooperative agricole è un provvedimento improprio che va levato.
Se chiesa e associazioni bocciofile sono esentate dall’Imu perché enti di utilità sociale, cosa abbiamo di più alta utilità sociale dei nostri agricoltori?
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