Agrofarma, l'Associazione nazionale imprese agrofarmaci che fa parte di Federchimica, tramite una nota è lieta di informare che i giovani di oggi dimostrano di credere sempre più nell'agricoltura come possibile sbocco professionale: le facoltà di Agraria d'Italia hanno, infatti, registrato nello scorso anno accademico un aumento vertiginoso delle iscrizioni, al Nord come al Sud.

Secondo la classifica Censis 2011, la migliore Facoltà di Agraria in Italia è quella dell'Università di Bologna, che si aggiudica per il secondo anno consecutivo questo riconoscimento. Al secondo postosi classifica invece la Facoltà di Agraria dell'Università di Perugia, mentre al terzo si classifica l'Università di Modena e Reggio Emilia. Seguono le Università di Padova, della Tuscia, di Teramo, di Udine, di Sassari, di Torino e di Parma. La classifica vede nelle prime dieci posizioni ben tre atenei dell'Emilia-Romagna, una delle regioni italiane con la più alta vocazione e tradizione agricola.

Stando ai dati statistici diffusi da Almalaurea, invece, i laureati nelle facoltà di Agraria sono ancora in prevalenza maschi (66%) e provengono soprattutto da studi tecnici o scientifici.

"In un periodo di forte crisi, l'agricoltura rappresenta uno sbocco professionale concreto per i giovani di oggi: basti pensare che circa il 54% dei laureati trova lavoro entro un anno dal titolo" dichiara Andrea Barella, presidente di Agrofarma.

"Il settore degli agrofarmaci è un esempio di come l'agricoltura può dare, anche in tempo di crisi, delle concrete possibilità di lavoro ai giovani ricercatori italiani" – prosegue Barella – "nell'ultimo anno, infatti, circa l'80% delle società aderenti ad Agrofarma ha svolto attività di ricerca e sviluppo, investendo ben 48 milioni di euro, pari al 6% del fatturato complessivo del comparto. Inoltre, nel nostro settore, circa il 14% del numero totale di addetti è dedicato alla ricerca, l'85% dei quali sono ricercatori a tempo pieno".

L'aumento degli iscritti alla Facoltà di Agraria è un dato significativo, soprattutto se si considera il calo generalizzato delle matricole. Questo incremento è dovuto, oltre alle prospettive di lavoro, anche alla capacità degli atenei di offrire specializzazioni sempre nuove e di diversificare l'offerta formativa, ampliandola a settori come ad esempio la zootecnia e le biotecnologie.

Conclude Barella "Il professionista dell'agricoltura di oggi è un conoscitore profondo della natura e delle sue dinamiche ed è fortemente orientato all'innovazione e all'internazionalizzazione".