Crollo dei prezzi, costi produttivi, contributivi e burocratici sempre più insostenibili, redditi falcidiati, produzione in netta discesa, mercati invasi da prodotti stranieri. Per il settore olivicolo è ormai una situazione drammatica. Se non si interviene in maniera adeguata, molte aziende rischiano di chiudere. Serve, quindi, l'approvazione in tempi rapidissimi del Piano nazionale che è stato presentato più di un anno fa, ma di cui al momento non c'è traccia. Sono questi gli aspetti più significativi analizzati ed evidenziati nel corso della riunione, svoltasi a Roma, del Gruppo di interesse economico (Gie) del comparto olivicolo della Cia - Confederazione italiana agricoltori.
Siamo, insomma, in presenza di una crisi profonda che non ha precedenti negli ultimi trent'anni. La nostra olivicoltura, tipica, di qualità e vero fiore all'occhiello del "made in Italy", rischia di piombare nel baratro se non si mettono in atto una serie reali sostegni ai produttori. Da qui l'appello del Gie olivicolo della Cia affinché si faccia partire subito il Piano nazionale di settore.
Servono, infatti, una strategia ed un progetto per affrontare i problemi che condizionano pesantemente le imprese e per dare le risposte più opportune alle diverse realtà olivicole del Paese. Un Piano che consenta di promuovere e valorizzare l'olio italiano, prevedendo anche accordi di filiera con la grande distribuzione, senza però trascurare il valore ambientale e paesaggistico della secolare olivicoltura nei vari territori.
A condizionare il mercato - è stato rimarcato durante la riunione del Gie della Cia - sono i bassi prezzi pagati ai produttori, sia per le olive che per l'olio, anche a causa di una produzione abbondante in Paesi concorrenti come Spagna, Tunisia e Grecia. Ad aggravare lo scenario ci sono poi i pesanti costi produttivi, contributivi e burocratici.
L'altro pressante problema - è stato ribadito del Gie della Cia - è quello dell'invasione dall'estero di oli e olive, che la reiterata autorizzazione della procedura comunitaria di Traffico di perfezionamento attivo (Tpa), può ulteriormente aggravare. Anche se l'etichettatura d'origine rappresenta un importante strumento di tutela per consumatori e produttori, sui mercati su tre bottiglie due sono di olio estero.
Ecco perché - ha fatto presente il Gie della Cia - è indispensabile sviluppare un progetto che salvaguardi e valorizzi un settore portante dell'agricoltura italiana. Senza di esso, infatti, il nostro Paese rischia di perdere il primato di secondo produttore europeo di olio di oliva scendendo al di sotto di una produzione di 500.000 tonnellate l'anno.
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