Era il mese di febbraio quando su alcuni giornali rimbalzava la notizia della difficile situazione degli allevatori di conigli, stretti fra costi di produzione in aumento (il caro cereali si è fatto sentire ovunque) e il basso prezzo di mercato che da molti mesi si fermava al di sotto dei prezzi di produzione. Tanto che alcune associazioni di settore si erano rivolte alle amministrazioni regionali (fra le quali il Veneto, dove questo allevamento è più diffuso) per richiedere lo "stato di crisi" del settore.
A distanza di soli due mesi la situazione è in parte mutata grazie alla risalita delle quotazioni che sulle principali piazze di riferimento sono progressivamente cresciute sino a superare quota 1,80 euro, per poi assestarsi al 21 aprile fra 1,50 e  1,60 euro sui mercati di Verona e Forlì. Un'inversione di tendenza dettata da una parte dalla riduzione delle forniture (molti allevamenti nella morsa della crisi hanno ridimensionato le produzioni) e dall'altra dalla tenuta dei consumi. Una boccata d'ossigeno che lascia però ancora senza margini di reddito gli allevatori, visto che il costo di produzione di un chilogrammo di coniglio è calcolato in 1,80 euro. E restano irrisolti anche i problemi di fondo di un settore che vanta un peso economico non trascurabile nel panorama zootecnico italiano. Il valore della produzione cunicola italiana è valutata in 93 milioni di euro, che vede in attività circa 5000 allevamenti, dei quali un terzo di dimensioni medio grandi. Importante anche l'indotto, con oltre 50 macelli e numerose industrie mangimistiche (oltre 10 quelle di dimensioni medio grandi) che hanno nella linea conigli una significativa componente del loro fatturato.
Nonostante questi numeri significativi il settore cunicolo conserva una forte fragilità, conseguenza di un forte individualismo degli operatori, che sfocia nella incapacità di organizzarsi per indirizzare la produzione in funzione delle richieste del mercato.
Qualche segnale di cambiamento lo si può tuttavia cogliere. Da qualche tempo è in attività in seno ad Avitalia una sezione cunicola che va sotto il nome di Coniglio Veneto, che sta percorrendo con impegno la strada dell'associazionismo. Un importante risultato lo si è visto con la nascita, a inizio anno, del Consorzio nazionale per la tutela del coniglio italiano, il cui programma è già ben individuato nel nome stesso del Consorzio.
I momenti di difficoltà portano con sé molte energie di rinnovamento e favoriscono la solidarietà e l'aggregazione del mondo produttivo. Non a caso la nascita di questo Consorzio è avvenuta proprio in coincidenza con la fase più profonda della crisi di mercato. Ora che il mercato mostra segnali di ripresa non si vorrebbe che gli entusiasmi e la volontà di associazionismo e il favore verso l'aggregazione venisse meno. Sarebbe un grave errore.

 

Foto: Brent and MariLynn