Che le quote latte ci avessero lasciato con un debito di oltre 30 milioni non è una novità. Infatti, l'ultima campagna produttiva che ancora doveva rispettare i vincoli comunitari, quella che si è chiusa il 31 marzo 2015, aveva fatto registrare un esubero nazionale di oltre 115mila tonnellate. Il che corrisponde ad una multa di oltre 30milioni di euro. Ci si era però dimenticati, si fa per dire, che all'ultima multa si sommavano quelle pregresse. Con una serie di complicatissimi calcoli, il ministero per le Politiche agricole aveva tirato le somme già nello scorso agosto. Fra ultima multa, rate non pagate, esuberi produttivi oltre il consentito (cosa che annulla gli ancora più complessi calcoli per le compensazioni), il conto finale raggiunge la bella cifra di 103,71 milioni di euro, così distribuiti:

  • 30,53 milioni per saldare con la Ue la multa per il superamento della quota nazionale dell'ultima campagna produttiva;
  • 1,53 milioni accantonati ai sensi della legge 119/03;
  • 71,65 milioni da destinare al fondo per gli interventi nel settore lattiero-caseario.


Multe contestate
A pagare il conto sarebbero poco più di 2000 aziende, che in media si troverebbero a sborsare circa 50mila euro ognuna. Ma si sa come funzionano le medie, qualcuno sarà chiamato a pagare poche migliaia di euro, mentre per altri il conto sarà milionario. Per tutti, in questa stagione di latte a prezzi bassi, onorare il debito potrebbe rivelarsi cosa molto ardua. Così c'è chi ha ritenuto opportuno rivolgersi al Tar per contestare la parte della multa destinata al fondo nazionale per gli interventi nel settore. In attesa delle conclusioni della giustizia amministrativa, sono scese in campo le Regioni più coinvolte nella produzione di latte, Lombardia in testa. Così l'assessore lombardo all'Agricoltura, Gianni Fava, ha chiesto a gran voce di poter incontrare il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, nell'ambito della Conferenza delle regioni per discutere del problema. Analoga la richiesta dell’assessore veneto all'Agricoltura, Giuseppe Pan, che ha invitato Martina a sospendere il prelievo per la parte destinata al fondo nazionale. Sulla vicenda è intervenuta anche l'assessore all'Agricoltura dell'Emilia Romagna, Simona Caselli, ricordando una sua proposta per ampliare le modalità di compensazione, che se accolta avrebbe consentito di ridurre i prelievi da destinare al fondo. Al contempo Caselli ha ribadito il suo impegno affinché le risorse del fondo possano andare a sostegno esclusivamente agli allevatori in regola.

Lezioni non apprese
Il tema delle quote latte, come sempre, si è poi trasferito sul piano politico nel consueto dibattito fra chi sostiene le ragioni degli allevatori multati e chi inneggia al rispetto delle regole, ricordando il gran numero di produttori di latte che a queste regole si è allineato a costo di non pochi sacrifici. Siamo convinti che i militanti dell'una o dell'altra squadra abbiano comunque a cuore gli interessi degli allevamenti. Meglio però avrebbero fatto a unire gli sforzi per contrastare a suo tempo scelte comunitarie che per anni hanno bloccato la nostra zootecnia da latte. Ma questa è una storia vecchia, venuta a noia. Si sperava che almeno avesse lasciato un qualche insegnamento. Così non è.