Aumenta la produzione di latte nei 28 Paesi della Ue (con qualche piccola eccezione) ed aumenta anche il latte prodotto in Italia, dove si registra un più 3,7% per la campagna in corso, iniziata ad aprile. I dati riportati dal Sian, il sistema informativo agricolo nazionale che fa capo ad Ismea, dicono che da aprile a settembre la produzione di latte ha toccato quota 5,501 milioni di tonnellate con un incremento di 200mila tonnellate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nulla di grave se non ci fossero ancora di mezzo le quote latte. Se la produzione continuerà a crescere con lo stesso ritmo, ci troveremo a fine campagna con una produzione di 11,16 milioni di tonnellate, circa 240mila tonnellate oltre il consentito per le consegne dirette. E sarebbero di nuovo multe da pagare dopo che negli ultimi anni eravamo riusciti a stare dentro i limiti imposti dalla Ue. Sarebbe curioso trovarsi a pagare nuove multe proprio sul finire del regime delle quote (cesserà infatti il primo aprile del 2015) e nella “trappola” potrebbero cadere allevamenti che sino ad oggi sono stati attenti alle regole, magari comprando quote che fra pochi mesi saranno carta straccia.

Esattori alle porte?

Anche se mancano pochi mesi al termine del regime delle quote latte, restano in sospeso le multe pregresse. Il conto, dopo aver fatto pulizia fra cifre inesigibili e contenziosi ancora aperti, scende dai 1,4 miliardi iniziali a 422 milioni. Una cifra comunque importante che per molti degli allevamenti in debito con l'erario (sono oltre un migliaio) potrebbe significare una inevitabile chiusura. Alcune fonti dicono che in gennaio partiranno gli esattori, vedremo se vero e con quali esiti. Non meno preoccupante è l'onda che si abbatterà sugli allevamenti dopo l'addio alle quote latte. I primi segnali, con l'aumento della produzione e il crollo del prezzo del latte sui mercati internazionali, già lasciano intravedere uno scenario preoccupante.

Un “mini-piano” per il latte
Preoccupazioni delle quali si è fatto interprete il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, che ha chiesto l'inserimento nella legge di Stabilità di un “mini” piano latte destinato a soccorrere gli allevamenti. Si cela sotto il nome di “Fondo latte qualità”, ma di fatto si appresta ad essere un sostegno agli allevatori in vista dell'abbandono del sistema delle quote. La proposta, ora contenuta in un emendamento, prevede lo stanziamento di 108 milioni di euro nel triennio 2015-2017. Il primo anno saranno disponibili “solo” 8 milioni che diventeranno 50 nel 2016 e nel 2017. Soldi destinati all'aumento di efficienza degli allevamenti, pensando alla longevità degli animali, al loro benessere, alla resistenza alle malattie e al conseguente contenimento nell'uso di farmaci, antibiotici in particolare. Trattandosi di aiuti dello Stato ci si dovrà attenere alle regole del “de minimis”previsti dai regolamenti Ue, con massimi per azienda di 15mila euro, che possono salire a 200mila per chi oltre ad allevare provvede alla trasformazione e commercializzazione del prodotto.

Ancora promesse
Il “Fondo latte di qualità”, ha tenuto a precisare Martina, rientra in un più ampio quadro di azioni destinate a sostenere il comparto lattiero caseario, e che si articola su una pluralità di iniziative che vanno dalla educazione alimentare, tesa ad invertire il calo di consumo del latte, alla promozione dei nostri formaggi Dop sui mercati stranieri. Ma c'è un ma. Ammessi ai benefici del “Fondo” saranno solo gli allevatori in regola con il regime delle quote e dunque con il pagamento delle eventuali multe. Vi si può leggere una formula per “premiare” i tanti allevatori che in questi anni hanno messo mano al portafoglio per essere in regola con il regime delle quote. Quegli stessi allevatori ai quali furono promessi anni fa 45 milioni derivanti dagli interessi sulle rateizzazioni delle multe, soldi che dovevano essere destinati ad un piano di promozione del latte. Una delle tante promesse mai mantenute. Vedremo come andrà questa volta.