Il mercato dei conigli va lentamente riprendendo quota, come accade ogni anno da agosto in poi, ma i prezzi si mantengono ancora al di sotto delle medie dello scorso anno. Le ultime quotazioni, riportate con puntualità da Ismea, fissano in 1,95 euro al chilogrammo il prezzo medio dei conigli all'origine, il 12,5% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso. E poco conta che i costi dell'alimentazione siano un po' scesi grazie al calo dei prezzi delle materie prime. Gli allevatori si dicono preoccupati di questo andamento del mercato e protestano per bocca di Saverio De Bonis, presidente di Anlac, (associazione nazionale liberi allevatori di conigli). Una situazione di crisi, dice De Bonis, che vede progressive quotazioni sottocosto, mentre trovano sempre più spazio contratti di allevamento che contemplano acquisto dei mangimi e ritiro degli animali a fine ciclo.

Il mercato
Nella ultima seduta della Cun, (commissione unica nazionale) a fine ottobre, i macellatori hanno proposto appena 1,70 euro al chilogrammo, contro una richiesta degli allevatori per 2,20 euro, di poco al di sopra dei costi di produzione. Posizioni distanti che hanno impedito il raggiungimento di un accordo. Come previsto dai regolamenti, il prezzo è stato così stabilito da un Comitato (fortemente contestato da Anlac) che ha fissato il prezzo a 1,84 euro, una “salomonica” posizione equidistante (o quasi...) fra pretese degli allevatori e richieste dell'industria. Prezzo che però resta al di sotto dei costi di produzione.

Speculazioni e aggregazione
Una situazione, a parere di Anlac, che deriva in gran parte da manovre speculative, tanto che gli allevatori invocano “l'intervento delle autorità preposte”. Ma questo continuo affanno del mercato cunicolo è anche la dimostrazione della debolezza del mondo degli allevatori, che sembra incapace di darsi strutture che per ruolo e dimensione siano in grado di controbilanciare la forza contrattuale delle industrie del settore. Insomma, siamo alle solite. Anche la coniglicoltura paga le spese della sua scarsa propensione all'aggregazione in forme associative. Salvo ricordarsene ad ogni caduta del prezzo di mercato.