Il problema deriva dal fatto che non tutti i fabbricanti hanno correttamente ricevuto la comunicazione: indirizzi email sbagliati, vecchi e mai aggiornati, fabbricanti stranieri, messaggio bloccato dallo spam, ecc. Pertanto invitiamo tutti i fabbricanti di fertilizzanti a verificare se nella composizione dei loro prodotti è stato indicato il tipo di concime organico “panelli” tra quelli proposti dal sistema di registrazione (Sian) come materia prima costituente; se si usano panelli e se non si è ricevuta la comunicazione è indispensabile inviare una PEC all’indirizzo cosvir5@pec.politicheagricole.gov.it, chiedendo di ricevere la documentazione relativa alla richiesta di dichiarazione (prot. 23863 del 3 giugno scorso).
Doverosamente assolta la funzione di allerta, passiamo a quella informativa. Tutto è iniziato qualche anno fa quando, a seguito di ingestione di prodotti a base di panelli di ricino, sono deceduti alcuni cani anche di peso rilevante. Il primo a muoversi è stato il Centro antiveleni di Milano che ha allertato il ministero della Salute che, a sua volta, ha interessato quello dell’Agricoltura. In una prima fase le autorità (Asl) si sono concentrate sulle aziende direttamente coinvolte nell’immissione in commercio, successivamente sono stati coinvolti i Nas (Carabinieri) per fare sopralluoghi presso tutti i fabbricanti i cui prodotti iscritti richiamavano il “ricino” nel nome commerciale del prodotto. Terzo e speriamo ultimo atto, lo screening di tutti i fertilizzanti con panelli e la richiesta di dichiarazione in autocertificazione.
Infine, alcune riflessioni sull’intera questione e su come sia stata affrontata. La ricina è una delle poche sostanze citate nel pubblicando nuovo regolamento Ue sui prodotti fertilizzanti a marchio CE, è ammesso il suo impiego e viene solo chiesto di apporre in etichetta la dicitura: pericoloso per gli animali in caso di ingestione.
In Italia circolano moltissimi fertilizzanti etichettati come tossici, pericolosi per la riproduzione, addirittura alcune sostanze candidate alla sostituzione per il loro elevato grado di pericolosità (Svhc). Se un prodotto è correttamente etichettato ed è destinato ad un impiego professionale, non vediamo motivi validi per chiederne il divieto di vendita. Di contro, riteniamo assolutamente corretto ritirare dal mercato prodotti non adeguatamente etichettati, casomai venduti al consumo (hobbisti), senza chiusure per bambini e simboli tattili.
Adesso si è scelto di cancellare dai registri alcune centinaia di prodotti, non sappiamo cosa accadrà in futuro quando potranno arrivare in Italia prodotti a marchio CE contenenti ricina mentre sui nostri fabbricanti penderà ancora il divieto di vendita. Forse siamo difronte al primo caso di principio di precauzione, previsto dal nuovo regolamento, grazie al quale uno Stato membro può impedire la libera circolazione motivando le cause di tale decisione.
Adesso non ci resta che attendere i risultati delle prime analisi che costano qualche migliaio di euro (a carico dei fabbricanti), per capire come intende muoversi l’autorità competente e quali saranno le ricadute su un settore, quello dei fertilizzanti, sempre più al centro di una immeritata e spesso immotivata attenzione mediatica.