Quella del 2021 è stata una campagna tutto sommato positiva per le aflatossine, meno per le fumonisine. È quanto è emerso durante l'ormai classico appuntamento con la Giornata del Mais organizzata dal Crea, Centro di Ricerca di Cerealicoltura e Colture Industriali di Bergamo.


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A presentare i risultati del monitoraggio micotossine, condotto dalla Rete Qualità Mais, c'era la ricercatrice Sabrina Locatelli. Quest'anno il monitoraggio è stato portato avanti su 293 campioni di granella provenienti da 45 Centri di Stoccaggio situati al Nord, d'altra parte l'areale di maggiore produzione del mais è proprio al Nord. Le zone sono state suddivise in Ovest, Centro, Est, Adriatica e Sud Po.

I campioni sono stati analizzati tramite test Elisa per stabilire la presenza di fumonisine (FBs), aflatossina B1 (AFB1), Don e Zea.
L'andamento meteo ha ovviamente condizionato i risultati dell'annata. "Voglio sottolineare - ha detto Sabrina Locatelli - un aspetto che è fondamentale per lo sviluppo dei funghi che poi sono responsabili della produzione delle micotossine. Per quanto riguarda lo stress idrico e le temperature, è vero che ci sono state situazioni localizzate estreme, ma mediamente possiamo dire che abbiamo avuto uno stress idrico moderato in fioritura. Le temperature invece alla maturazione erano elevate, ciò ha influenzato l'accumulo micotossine nel mais. Erano presenti piralide e diabrotica e come sappiamo i fitofagi possono influenzare lo sviluppo dei funghi responsabili delle tossine".


Come è andata dunque nel 2021?

Per quanto riguarda le fumonisine, prodotte dal metabolismo del fungo Fusarium verticillioides"le temperature elevate che hanno caratterizzato l'estate e hanno favorito la piralide hanno portato a una forte diffusione delle fumonisine, il 59% dei campioni ha avuto un contenuto superiore ai 4mila microgrammi per chilogrammo (Limite da non superare per il consumo umano, Ndr)". Per trovare un dato peggiore bisogna risalire al 2019, con l'81%.

Focalizzando sull'aflatossina B1, prodotta da Aspergillus flavus, "lo sviluppo - ha spiegato la ricercatrice Locatelli - è facilitato da una elevata umidità e da elevate temperature. Le condizioni favorevoli sono stress idrico alla fioritura e una maturazione delle cariossidi con temperatura elevata. Nel 2021 abbiamo avuto una presenza diffusa di aflatossina B1 nella granella, ma in concentrazione solo occasionalmente elevata".

I dati raccolti rivelano che in media solo il 5% dei campioni ha superato i 20 microgrammi/chilogrammo, limite per i mangimi. I campioni più compromessi (12% che supera i 20 microgrammi/chilogrammo) sono stati riscontrati nelle aree Adriatica e Sud Po. Come si sa sono state sviluppate delle Linee Guida per controllare lo sviluppo delle micotossine, le Linee ormai risalivano al 2016 ma sono appena state rilasciate le nuove Linee Guida, che si possono scaricare dal sito del Mipaaf.

Durante la stessa giornata il professore Marco Camardo Leggieri dell'Università Cattolica del Sacro Cuore sede di Piacenza ha dato una buona notizia per il futuro: nell'ambito del progetto MycoKey, finanziato dalla Commissione Europea con Horizon 2020, i ricercatori stanno lavorando a nuovi modelli previsionali per lo sviluppo delle micotossine nei cereali, che dovrebbero dimostrarsi più performanti.

"Quando parliamo di previsioni per lo sviluppo di micotossine, parliamo di modelli previsionali basati sul ciclo di infezione del patogeno" ha detto il professore Leggieri. "Si basano su input di dati meteo. I modelli previsionali considerano un unico patogeno. In Dipartimento, negli anni, abbiamo sviluppato modelli previsionali per micotossine da Aspergillus flavus e da Fusarium. Ci siamo però accorti, monitorando l'efficienza dei modelli, che con la copresenza di più micotossine nello stesso campione, i modelli non rispondono più correttamente. Stiamo sviluppando quindi modelli previsionali che siano in grado di funzionare anche nei casi di copresenza di più funghi e che tengano presente anche delle tecniche agronomiche utilizzate".