L’Italia grazie alle colture di vite, olivo, frutta, noccioli e mandorli, dispone di un potenziale di biomassa legnosa residuale importante in termini di volume, a partire dall’impiego delle potature e degli sfalci. Il valore teorico complessivo è di oltre 5,5 milioni di tonnellate di biomasse residuali, corrispondenti a quasi 500.000 ettari adibiti a coltivazioni lignocellulosiche. La Valtellina può e deve giocare la sua parte anche nella produzione di agripellet locale ha affermato Walter Righini, presidente Fiper e Ad della società Tcvvv Spa, che ha aggiunto: “L’impiego dei sarmenti a fini energetici per la produzione di pellet, brichette o per il conferimento diretto in centrali di teleriscaldamento trasforma questo sottoprodotto per l’azienda agricola da costo di smaltimento a fonte di ricavo e promuove una redistribuzione del reddito a livello locale. Fiper ha presentato al tavolo delle bioenergie del ministero delle Politiche agricole una proposta operativa per promuovere concretamente il recupero di biomassa legnosa derivante dai sottoprodotti agricoli e dalla gestione dei servizi ambientali”.
Benedetto De Campo, assessore della Valorizzazione turistica commercio e dei prodotti agricoli-forestali ha dichiarato: "La Valtellina può dare risposte importanti sfruttando quello che abbiamo, e cioè il nostro 'oro verde'; ma per fare questo bisogna essere capaci di sfruttarlo".
Gino Giudici, presidente di Ambiente Valtellina Onlus, puntualizza: "da alcuni anni abbiamo iniziato il recupero e il conferimento dei sarmenti alla centrale di teleriscaldamento di Tirano; l’agripellet può rappresentare un passo successivo per ridurre ulteriormente la filiera”. E sul tema aggiunge Antonio Rudini, direttore del Consorzio forestale Alta Valtellina: "la multifunzionalità del bosco è equiparabile alla multifunzionalità agricola: entrambe le attività sinergiche tra loro permettono di presidiare il territorio, produrre reddito e occupazione, con effetti positivi sull’ambiente" .
Aldo Deias, presidente del Distretto agro energetico lombardo, tra i promotori dell’iniziativa, sottolinea le possibili sinergie tra settore agricolo ed energetico: “In natura tutto si trasforma; da qui l’idea di mettere a punto un fertilizzante pellettizzato in collaborazione con l’università di Agraria di Milano, utilizzando le ceneri di combustione della biomassa vergine delle centrale Tcvvv e del digestato del biogas dei nostri associati”.
Il professor Giuseppe Toscano, responsabile del Laboratorio biomasse dell’Università Politecnica delle Marche, ha fornito dati in merito alla quantità disponibile e della qualità dell'agripellet: “Nel 2009 per le sole potature arboree, è stato stimato da Enea un potenziale di quasi 5 milioni di tonnellate di sostanza secca che si tradurrebbero in altrettanto agripellet. E' un importante giacimento energetico rinnovabile sul nostro territorio a costi contenuti che ridurrebbe l’importazione di pellet di legno, che è di circa 800 mila tonnellate, spesso di provenienza non nota o certa".
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Fonte: Fiper - Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili