"Lo sviluppo delle rinnovabili dopo l'addio del nucleare non deve diventare un business per i soliti noti". Lo ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini, al Forum internazionale sul futuro energetico dell'Italia promosso dalla confederazione dopo i risultati del referendum.  

Secondo uno studio presentato dalla Coldiretti durante il convegno, "dalle campagne italiane è possibile ottenere nei prossimi 10 anni energia rinnovabile in grado di sostituire tre centrali nucleari con il diretto coinvolgimento delle imprese agricole e senza causare danni al territorio". 

"La produzione energetica potenziale complessiva dell'agricoltura al 2020 può raggiungere infatti 15,80 mtep (milioni di tonnellate equivalenti petrolio). Si tratta - ha osservato la Coldiretti - della somma 4,3 mtep prodotti attualmente dal settore con i 11,50 mtep che potenzialmente potrebbero aggiungersi nei prossimi 10 anni. Il risultato è un contributo pari all'8% del bilancio energetico nazionale al 2020. Tuttavia, per attivare questo processo è necessaria un politica mirata, poiché, se è vero che oggi l'agroenergia rappresenta una opportunità il rapporto tra la tutela del territorio agricolo e lo sviluppo delle energie rinnovabili richiede - ha chiarito la Coldiretti - la determinazione di puntuali criteri di bilanciamento". 

I principali strumenti, in questo senso, riguardano la definizione delle procedure autorizzative e la differenziazione dei livelli di incentivazione. E' importante, allora, che la semplificazione autorizzativa sia effettivamente rivolta agli impianti di piccola taglia e che invece, ha precisato la Coldiretti, si continui a contrastare la diffusione dei grandi impianti fotovoltaici su suolo agricolo. 

"Sul piano degli incentivi, inoltre, è vitale - conclude la confederazione - che i decreti attuativi della recente riforma del settore rinnovabili (dlgs 3 marzo 2011, n.28) vengano emanati con sollecitudine".