“La politica degli incentivi deve garantire continuità allo sviluppo del settore delle biomasse al minimo costo possibile”.
Questo l’appello che Ises Italia ha lanciato al Mipaaf e al ministero dello Sviluppo economico, in seguito alla preoccupazione di molti operatori del settore sull’eventuale modifica del quadro regolatorio degli incentivi, che prevede una drastica riduzione del coefficiente moltiplicativo dei Certificati Verdi da 1,3 a 1,1.
Se tale modifica venisse approvata, si genererebbero gravi conseguenze nei riguardi degli impegni assunti nell’ambito comunitario con la direttiva Renewable Energy Directive: nel position paper presentato dall’Italia, infatti, si stima un potenziale sfruttabile al 2020, tra biomassa e biogas, di 2.415 MW, pari a 14,50 TWh.
I dati forniti dal Gestore dei servizi energetici nel Rapporto "Incentivazione delle fonti rinnovabili" (aggiornati al 29 giugno 2009) sono eloquenti: gli impianti a biomassa con potenza inferiore a 1 MW, entrati in esercizio tra l’1/1/2008 e il 29/6/2009, sono 40, pari a una potenza complessiva di 24 MW e una produzione di 172 GWh; gli impianti a biomassa con potenza superiore a 1 MW, entrati in esercizio tra l’1/1/2008 e il 29/6/2009, sono 27, pari a una potenza complessiva di 493 MW e una produzione di 3.693 GWh.
Dai dati forniti è facile desumere che, se i timori nutriti troveranno riscontro, non verrebbe garantita l’economicità della gestione di impianti che, finora, hanno prodotto il 95% dell’energia elettrica da biomassa. Per questo, Ises Italia ha chiesto l’apertura di un tavolo fra il Governo e tutte le associazioni interessate, prima di qualsiasi modifica alla normativa esistente.
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